Le culture germaniche | Devo farvi una confessione…

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Molti di voi, vedendo questi libri, potrebbero chiedersi semplicemente perché?

Perché dedicare (quasi) tutte le letture di un intero mese ad un unico tema, per di più un tema leggero leggero come le antiche culture germaniche?

Ebbene, devo farvi una confessione: alla veneranda età di 31 anni, pur avendo un lavoro, una casa, un gatto e un marito sulle spalle (!) mi sono iscritta all’università. Triennale, master e corso di specializzazione in Web design non mi bastano, no, io voglio la specialistica in Lingue e Letterature straniere!

A parte lo scherzo, è vero, la voglio, la voglio fortemente. E’ un pezzo della mia formazione che manca e quindi eccomi qua, anche se non mi servirà per il mio lavoro di designer, anche se sarà uno sbattimento che lèvate, la voglio.
Quindi ecco anche spiegate le letture di questo mese: sto preparando un esame, il primo esame! Ho concluso la triennale con una tesi in Filologia germanica e ho deciso di riprendere da lì: primo esame, Filologia germanica.

[Su questo tema ho scritto anche: Mitologia nordica | Thor e Loki non sono fratelli (neppure adottivi)]

 

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L’antica cultura germanica

La Filologia è una materia bellissima.
E’ una materia che studia insieme la storia, la letteratura, la cultura tutta di un popolo. Nello specifico, quella germanica studia i documenti e le testimonianze scritte della antiche culture germaniche. Trovo questa materia estremamente affascinante perché c’è stato un momento, nel corso della Storia, in cui le sorti delle culture germaniche sono cambiate completamente. Quel momento è stata la loro conversione da pagani al cristianesimo.

La conversione al cristianesimo ha certamente portato cose positive, prima fra tutte, la scrittura. I germani avevano un loro alfabeto – le rune – ma lo utilizzavano solo per iscrizioni di tipo epigrafico, non certo per la stesura di documenti (né per fissare la loro cultura, che era solo orale). Con la conversione al cristianesimo invece, anche i nostri cari Vichinghi – non me ne voglia chi passa di qua e ne sa un po’ di antiche culture germaniche, è solo per sdrammatizzare! – iniziarono a scrivere; prima testi solo di carattere religioso, per poi iniziare a produrre documenti di ogni tipo, letterari e non.

L’aspetto negativo della conversione al cristianesimo è quello che rende la Filologia germanica una materia così bella e così importante: recuperare, salvare, le antiche culture germaniche.
La Chiesa non era disposta a tramandare una cultura pagana, ragion per cui molto spesso le antiche usanze e gli antichi miti sono andati perduti o sono stati trasformati in qualcosa di accettabile per la Chiesa di Roma.

Ci sono diverse teorie che trattano di questa potremmo definirla espoliazione culturale.
Alcuni sostengono che sia tutta colpa della Chiesa, altri pensano che i popoli germanici abbiano concesso questa espoliazione perché per competere con la latinità da un punto di vista politico dovevano poter competere anche da un punto di vista culturale (e per questo hanno abbracciato cultura e religione latine).

L’abbandono delle antiche religioni e delle antiche usanze non è omogeneo per tutti i popoli germanici: ci sono popoli per cui la fase pagana sembra quasi non essere esistita, come gli Anglosassoni, e poi ci sono popoli, come gli Islandesi, che a Medioevo inoltrato saltano fuori con un bizzarro uomo politico di nome Snorri Sturluson che mette per iscritto tutti i miti che riesce a ricostruire.

 

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I libri che ho letto a Novembre

Per preparare la prima parte dell’esame mi sono concentrata sulla Storia e sui miti germanici – per la parte orale dovrò studiare tutta la linguistica evolutiva ma shhh non ci pensiamo…

Ho iniziato da lui, fido amico su cui ho preparato l’esame di Filologia germanica alla triennale: Nicoletta Francovich-Onesti, Filologia germanica, edito Carocci. E’ un libriccino piccolo, 150 pagine o giù di lì, in cui viene fatta una panoramica della Filologia germanica: conciso ma esaustivo.

Sono poi passata a Tacito e alla sua Germania e all’Edda poetica per poi concludere sulla parte dei miti con Miti scandinavi di R. I. Page e Le tradizioni nordiche di Massimo Centini (edito Xenia).

In effetti un libro non germanico c’è stato: si tratta di Lizzie Siddal. Il volto dei preraffaelliti di Lucinda Hawksley. Ma di questo parleremo un’altra volta…


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