Perché leggere ancora il romanzo popolare?

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Col pretesto di Halloween e della voglia di fare letture cupe e oscure, ho rispolverato il buon vecchio romanzo popolare e d’appendice, che molti potrebbero trovare anacronistico, ormai passato, ormai esaurito.

L’interesse di studiosi come Eco, Gramsci e andando ancora più indietro Marx ed Engels verso il romanzo popolare ci dà qualche indizio sul fatto che non si tratta solo di paraletteratura e che ha ancora molto da dirci sul rapporto fra pensiero dominante e potere di rappresentare.

In questo post provo a trarre qualche conclusione dopo due settimane in cui, su Instagram, ci siamo scambiati pensieri sul romanzo popolare, sul modo in cui questo tipo di romanzo raffiguri il popolo e su alcuni esempi di romanzo popolare siciliano, in particolare, quello di Luigi Natoli.

 

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Feuilletton francese | Eugene Sue e il socialismo che consola

Il rapporto fra Eugene Sue, padre del romanzo popolare francese, e il socialismo ve l’ho descritto in questo video: inizialmente dedito al romanzo d’avventura, Sue scopre il socialismo e le sue istanze e da quel momento inizia a scrivere del popolo

Però Sue non fa parte del popolo, non ne conosce da vicino le condizioni di vita, non ne conosce le esigenze.

Il tipo di socialismo di cui Sue intride il suo I Misteri di Parigi è un socialismo statico, per così dire, che raccoglie il racconto delle vicende del popolo ma allo stesso tempo le fissa, non mira ad una presa di coscienza, non mira ad una rivoluzione. Il povero è un poveretto, vive passivamente la sua povertà e non fa assolutamente nulla per migliorare le sue condizioni di vita.

In questo tipo di rappresentazione il povero non agisce perché non può agire: nella società così come ci viene descritta, capitalista e con quella punta di determinismo che non guasta mai, il povero è privo di qualsiasi potere, su se stesso e sugli altri. L’unica prospettiva di miglioramento proviene dal ricco, dal borghese che invece ha potere, ha denaro e può decidere, da buon cristiano, di aiutare un popolano meritevole.

 



 

I Misteri di Parigi venne molto criticato da Marx ed Engels proprio per questa visione conservatrice dei rapporti fra chi detiene il potere e chi no, ma farà la fortuna di Eugene Sue che col suo feuilletton sui bassifondi di Parigi diventerà il capostipite del romanzo popolare europeo.

 

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Eugene Sue

 

Il romanzo popolare italiano | Analogie e differenze

Il romanzo popolare italiano nasce per influenza di quello francese, ma presenta alcune differenze

Il romanzo popolare nasce con scopi puramente commerciali: è l’incentivo che si dà al lettore per incrementare le vendite dei giornali, per questo asseconda i gusti del pubblico e tende a esagerare e diluire situazioni che catturano l’attenzione

Lo scopo è vendere il giornale, quindi la storia somministrata in puntate sulle ultime pagine deve essere accattivante, tenere chi legge incollato alla pagina e soprattutto, deve far nascere la voglia di leggere ancora.

La differenza sostanziale fra il romanzo d’appendice francese e quello italiano è la sguardo gettato al socialismo. Perché se, seppur con tutti i limiti che abbiamo visto prima, il romanzo popolare francese vuole ritrarre il popolo da un punto di vista politico, nel romanzo popolare italiano questa intenzione manca quasi del tutto.

 

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La differenza fra i due Paesi che può giustificare una diversa intenzione del romanzo popolare è macroscopica: mentre la Francia della fine del diciannovesimo secolo è già una nazione e sta lottando per ristabilire un proprio ordine interno, l’Italia dello stesso periodo non è ancora una nazione, e si lotta anche lì, è vero, ma per l’indipendenza da altre nazioni o per riunire tutti gli stati della penisola.

Non esiste ancora (se mai esisterà) una coscienza politica italiana, il socialismo o qualsiasi altro tipo di attenzione verso il popolo e le sue istanze, laddove esiste è disgregata e disomogenea.

Anche per il contesto storico e politico in cui mette radici, il romanzo popolare italiano erediterà da quello francese tutte le caratteristiche più commerciali, lasciando in secondo piano quelle più politiche.

 

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Il romanzo popolare italiano si snoderà intorno ai due grandi motivi dell’Ottocento: quello sentimentale e quello gotico.

Nel romanzo popolare di Luigi Natoli troviamo però anche un’altra caratteristica tipica della letteratura ottocentesca: la ricostruzione delle origini.

Natoli nasce a Palermo nella seconda metà dell’Ottocento, diventa insegnante, collabora con i giornali cittadini utilizzando vari pseudonimi. Uno dei suoi massimi interessi è la storia siciliana e quel territorio ibrido in cui Storia e folklore si mischiano.

 

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Luigi Natoli

 

La sua opera più famosa è certamente I Beati Paoli, in cui ricostruisce le origini della mafia siciliana, ma per questo mio halloween siciliano ho scelto di approfondire La Baronessa di Carini, la sua ricostruzione di un’antica leggenda siciliana che parla di un femminicidio realmente accaduto nel Cinquecento: in seguito alla scoperta di un tradimento la Baronessa di Carini viene accoltellata a morte, cadendo lascia un’impronta di sangue sul muro e il suo fantasma infesta il castello per i secoli a venire.

La storia della Baronessa di Carini viene tramandata oralmente dai cantastorie e quando, nel corso dell’Ottocento, il medico e folclorista siciliano Salvatore Salomone-Marino proverà a ricostruire il fatto storico nonché i versi tramandati, troverà non pochi ostacoli, soprattutto a causa della mancanza di fonti storiografiche che accertino la vicenda.

 

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Sebbene ne La Baronessa di Carini, per ovvie ragioni, manchi quasi del tutto una rappresentazione del popolo, il romanzo (pubblicato postumo solo nel 1987) mantiene tutte le sue caratteristiche popolari: l’utilizzo di tutti gli stereotipi, le caratterizzazioni e connotazioni possibili per descrivere i personaggi che sono tipi letterari (la Baronessa bianca e pura, il Barone oscuro e vendicativo,…), la componente sentimentale, quella gotica.

La mia curiosità su questo tipo di romanzo nasce esattamente dal tipo di rapporto che intrattiene col suo pubblico: se da un lato l’apertura della cultura al popolo è sicuramente qualcosa di positivo che porterà poi a una democratizzazione del mezzo di informazione e della lettura in generale, dall’altro la creazione di una letteratura scritta apposta per il popolo non fa altro che perpetuare tutti gli stereotipi e le disuguaglianze che rendono il popolo subalterno al potere dominante.

E per quanto concerne la nostra buona Baronessa, anche lì, in una selva di stereotipi stucchevoli e caratterizzazioni esagerate, il romanzo di Natoli ci fa intravedere una storia di ingiustizia, qui non sociale ma di genere: è così difficile ricostruire la reale vicenda storica della Baronessa di Carini perché nei pochi documenti sopravvissuti la sua morte è descritta come un legittimo delitto d’onore. Si tratta solo di un padre, un Barone per giunta, che umiliato dalla condotta della figlia, decide di ucciderla.

 

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