Se mi preoccupo di quante persone mi seguono su Instagram sono una cretina?

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No, e chi lo pensa non ha capito né cosa sia Instagram nello specifico, né tanto meno cosa sia un social media.

Per chi non fosse ancora dotato di pensiero astratto, si trovasse a leggere questo post e volesse lanciarsi in un ma le critiche non sono di certo rivolte al tuo caso specifico, prevengo: sì, le critiche sono lanciate, semplicisticamente, contro chiunque si preoccupi dei propri numeri sui social. I paladini dell’etica da social media si ergono sopra i loro pulpiti senza minimamente considerare che dietro a quella preoccupazione possono esserci migliaia di motivazioni diverse (che non siano l’idiozia umana). Quindi sì, ci sono anch’io fra quegli idioti preoccupati solo di apparire.

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Photo by Elijah O’Donnell on Unsplash

Questo post scaturisce da due situazioni contingenti:

  • sto provando a gestire e risolvere un bel problema col mio profilo Instagram
  • mentre provo a mettere toppe per far sopravvivere quel benedetto profilo continuo a leggere stronzate su chi si preoccupa della propria presenza sui social

Quindi, stronzata per stronzata, mi è venuta voglia di dire la mia.

– TEMPO DI LETTURA 2 MINUTI –

La natura del social media è quella di condividere: che vogliate condividere foto, video, frasi, citazioni, se volete farlo online, dovete necessariamente passare per un social. Ogni social ha un suo scopo specifico, per altro. Nella fattispecie, in questo post, vi parlerò di Instagram, che è un social appositamente pensato per condividere scatti di mobile photography, ovvero foto fatte col cellulare.

Questo non significa che esista solo un uso dei social e che solo uno sia corretto. Per esempio, circa l’ultima frase su Instagram: è vero che Instagram si confà forse di più alla condivisione di foto acquisite attraverso smartphone ma ciò non toglie che moltissimi instagrammer fanno le loro foto con macchine fotografiche più o meno professionali. Amen.

Fatto questo necessario preambolo giusto per introdurre il mezzo, vi racconto quanto accade: in base alle mie ricerche, è possibile che il mio profilo Instagram sia stato per qualche motivo bannato, ossia “penalizzato” da Instagram che nell’ultimo mese ha deciso di mostrarlo circa 8 mila volte in meno del solito.

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Photo by NordWood Themes on Unsplash

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Questa situazione mi ha fatto arrabbiare, mi ha fatto intristire e, non ultimo, mi ha fatto molto interrogare sulle mie qualità intellettuali visto che è ormai uso comune dare dell’idiota a chiunque si preoccupi dei propri numeri sui social media.

Vorrei spiegare a questi moderni filosofi (molti dei quali sedicenti Social media manager, vedi a volte i controsensi) che il fatto che io mi preoccupi di questa penalizzazione da parte di Instagram non significa, nell’ordine, tutte le banalità che possono pensare sul mio conto, ovvero:

  • che non ho una vita al di fuori di Instagram;
  • che l’unica cosa che mi interessa sono i numeri e la qualità passa in secondo piano;
  • che voglio avere tutto e subito senza metterci neppure un po’ di fatica.

Il primo punto lo smarcherei velocemente perché è anche il più cretino: una vita fuori da Instagram, ammesso e non concesso che siano affari loro, ce l’ho, che si rasserenino.

Gli altri due punti sono quelli che mi fanno incazzare sul serio: sempre i moderni filosofi di cui sopra si sono fermati un attimo a pensare che proprio perché spendo tanta fatica e tanto tempo mi girano un po’ se Instagram decide arbitrariamente di non far vedere più le mie foto alla gente? No, credo di no, questo sforzo non l’hanno fatto di certo.

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Photo by Georgia de Lotz on Unsplash

La natura del social media è quello di condividere, dicevo in apertura. Se non mi importasse che la gente visualizzi le mie foto, me le stamperei e le conserverei in un cassetto. Così come, se non mi importasse che i miei post vengano letti dalle persone, me li scriverei dentro al mio taccuino, e giù anche quello nel cassetto insieme alle foto.

Credo che sia normalissimo per chi decide di portare avanti un progetto all’interno di uno o più social media preoccuparsi anche dei numeri e ai fricchettoni che invitano a godere del momento creativo e a inspirare la meraviglia di uno scatto dico: se io fossi un fotografo e organizzassi una mostra e alla mia mostra non venisse nessuno, a chi starebbero parlando le mie fotografie?

Il mio profilo Instagram è come una perpetua mostra fotografica virtuale e Instagram è come il curatore della mostra, che da qualche tempo in qua ha deciso di boicottare il suo fotografo (me, nella fattispecie).

All’interno del mio profilo Instagram io porto avanti il progetto amaranthinemess. Voglio parlare di letteratura, non mi interessano i best seller, non mi interessano i casi letterari, io voglio studiare e parlare della letteratura come fenomeno sociale, politico, storico.

Non è facile farlo, in assoluto, ancor meno oggi che la nostra attenzione è bombardata da mille stimoli e distrarsi o annoiarsi è un attimo (eh no, cari filosofi, non perché siamo tutti dei bamboccioni rincoglioniti, semplicemente perché gli stili di vita si sono evoluti. Se foste un po’ coerenti vi accorgereste che anche voi siete molto più distraibili di dieci anni fa…).

Per questo mi faccio aiutare dalle immagini: l’altra metà di me nella vita fa la grafica, la comunicazione visiva la conosco, la uso, la studio, la amo tantissimo, perché non metterla a servizio di questo mio progetto sulla letteratura?

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Photo by Daniele Riggi on Unsplash

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L’affaire acquisto di follower come problema etico. Bah.

Uno dei motivi che ha portato, nelle ultime settimane, i nostri cari filosofi dei social media ad ammorbarci con le loro filippiche da Capitan Ovvio, è la decisione da parte dei capoccia dei social media di penalizzare chi acquista follower. Piccolo passo indietro giusto per capirci: esistono dei siti, esterni ai vari social quali Instagram o Facebook, che, dietro compenso, fanno aumentare il numero dei tuoi follower.

La discussione circa l’eticità di scegliere di acquistare i propri follower invece di vederli crescere pian piano col sudore della fronte e il sangue delle ferite procurateci strisciando fra gli sterpi, neanche a dirlo, ha infiammato gli animi.

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Photo by Eaters Collective on Unsplash

Perdonatemi, io l’etica la lascerei al suo posto, mi sembra che qui si stia parlando di altro.

Personalmente non ricorrerei all’acquisto di follower e non per un problema etico ma strategico: di solito, quando si acquistano follower in massa, i follower che arrivano sul profilo sono del tutto fuori target e questo contribuisce ad abbassare vertiginosamente l’engagement (ossia la “reattività ai post”). Il risultato è che sul mio profilo ho, mettiamo, 100 mila follower a cui però di libri non gliene importa un fico secco, quindi verosimilmente avrò pochissimi like e pochissimi commenti (e sì, è importantissimo avere like e commenti perché è il modo in cui la gente interagisce sui social!).

Chi decide di acquistare i follower, ai miei occhi, non è un ladro né un assassino, è semplicemente qualcuno che ha deciso di stare al gioco e per farlo, ha deciso di spendere dei soldi.

Per chi vuol portare avanti un qualsiasi tipo di business all’interno dei social media è necessario farsi notare. Possiamo profonderci in tante bellissime parole sulla creatività, sull’ispirazione, sulla bellezza dell’anima e dello spirito, fatto sta che chi investe sui social va a guardare quel numerino che compare in primo piano, evidentissimo, appena si apre un qualsiasi profilo.

Prima di superare i 4 mila follower su Instagram nessuna casa editrice si era mai azzardata a mandarmi una copia cartacea di un libro (una sola, ma è un caso particolare): appena ho passato la soglia dei 4 mila ecco che arrivano le copie cartacee, ma io sono sempre la stessa, il mio approccio ai libri è sempre lo stesso, la qualità dei miei contenuti è sempre lo stesso. Cos’è cambiato? C’è più gente che vede i miei post.

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Photo by rawpixel on Unsplash

E per me è solo un hobby e il fatto di esser notata dalle case editrici è solo un tema di gratificazione personale: pensate a chi lavora coi social, a chi lo stipendio se lo guadagna a suon di post, retweet e status accattivanti. È il sistema-social a spingerci a barare (ammesso che di barare si tratti) e noi utenti siamo elemento fondante di questo sistema. Sono i nostri comportamenti a orientare le azioni dei singoli, a questo avete mai pensato?

Torno al mio piccolo: i libri. I profili dedicati ai libri più seguiti, su Instagram, non sono di certo quelli qualitativamente migliori. Nei mesi passati alcuni giornali hanno azzardato delle classifiche, ma classifiche evidentemente poco documentate dal momento che annoveravano fra i migliori bookblogger italiani gente che non parla più di libri ormai da mesi (ammesso che l’abbia mai fatto).

Cosa fa di loro i migliori bookblogger italiani? I numeri, numeri guadagnati facendo tutt’altro rispetto ai libri. Non è anche questo barare? In questo sistema di cose, se io avessi tot euro da investire per far apparire come per magia moltissimi follower (in target) sul mio profilo, lo farei eccome.

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Photo by rawpixel on Unsplash

Ma non per lusingare il mio ego (il mio ego è già abbastanza lusingato dalla copia cartacea di cui sopra!) quanto perché il messaggio che voglio veicolare è un messaggio per me importantissimo e il progetto che voglio portare avanti è un progetto in cui credo e di cui ho voglia di parlare alla gente. Anche questo è amore per i contenuti fatti bene e con impegno, non solo lo sproloquio insensato sull’ispirazione e la magia. Credo di dimostrare molto più amore per i contenuti fatti con impegno pretendendo per loro la visibilità che meritano.

Le stelline, i sogni, e l’estasi del momento creativo sono importanti, ma di quelli, se permettete, devo rendere conto solo a me stessa.

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2 risposte a “Se mi preoccupo di quante persone mi seguono su Instagram sono una cretina?”

  1. Ciao!
    Ti ho già scritto e mi scuso se lo faccio ancora, ma proprio non riesco a capire…
    Continuo a non trovarti su Instagram, quando scrivo il tuo indirizzo sulla ricerca mi dice che la pagina è stata spostata o soppressa…
    Fino ad alcuni mesi fa riuscivo a vedere la tua pagina, e ogni sera aspettavo le tue stories, poi non so che è successo, da un giorno all’altro non sono più riuscita a connettermi sul tuo profilo. Per caso, mi hai bannata? io sono @nebayume…Se per caso ti ho offesa in qualche modo o se hai bloccato il mio profilo perchè non ti interessa ricevere commenti da me, lo capisco e mi taccerò. Oppure, hai cambiato l’indirizzo del tuo profilo…forse…
    In ogni caso, mi scuso ancora per il disturbo, ma tenevo tanto alla tua pagina e dovevo tentare.
    Buon lavoro
    Barbara

  2. La mia è la stessa situazione di Barbara, profilo sparito dopo un simpatico messaggio che ho inviato , semplicemente perchè quel post mi aveva fatto venire in mente dei simpatici ricordi. Avendo fatto riscontri con altri utenti che riescono ancora a seguire il profilo, la soluzione è una ..sono stata bloccata.

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