Perché studiare se chi si laurea è un cretino?

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Non credevo sarebbe venuto un momento, nella mia vita, in cui avrei dovuto giustificarmi per aver scelto di studiare. E invece.

Fra politici laureati all’università della vita esattamente come la tua vicina di casa che su Facebook ha la foto con la bocca a culo e imprenditori ch’e sordi che incitano giovani di belle speranze a disertare i banchi universitari, pare che decidere di studiare, ormai, sia un’attività da perdigiorno.

Laurearsi è da cretini
Photo by Patricia Beatrix Villanueva on Unsplash

Non solo: se decidi di studiare, poi non lamentarti se non trovi lavoro. Poi non stare lì a piagnucolare perché hai 2 lauree, 8 master e 18 specializzazioni e nonostante questo nessuno ti assume neanche a frigger patatine.

Se decidi di studiare, fatti tuoi, insomma.

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Perché studiare? | La buona, cara, vecchia diffidenza verso chi sa le cose

L’andazzo è ormai questo: chiunque abbia una competenza specifica, se per di più l’ha guadagnata studiando, è un cretino. Cosa ne può sapere un geografo che la terra non è piatta o un immunologo che i vaccini funzionano davvero? Che importa dell’opinione autorevole di figure professionali se la voce del popolo sostiene che la terra è piatta e che i vaccini fanno male?

Mutuando le parole del buon Piero Angela, la scienza, così come tutti i campi di competenza specifici, non è democratica. Si sta purtroppo diffondendo quest’idea malsana per cui tutto ciò che è scelto dal popolo è automaticamente democratico, ma non stiamo forse interpretando in modo un po’ troppo etimologico il concetto di democrazia?

Non possiamo decidere per alzata di mano che l’acqua sia composta da due atomi di idrogeno e da uno di ossigeno.



Se vogliamo sapere da cosa è composta l’acqua dobbiamo andare da un chimico e chiederlo a lui, oppure, se vogliamo fare i San Tommaso, metterci a studiare e appurarlo da noi stessi.

Mettere in dubbio cose di cui non abbiamo idea non fa di noi dei super fighi sgamati. Fa di noi degli idioti.

chi si laurea è un cretino
Photo by Green Chameleon on Unsplash

Perché studiare? | Dobbiamo vergognarci dell’ignoranza?

Credo che lo scherno verso chi chiaramente non è tacciabile di ignoranza nasca fondamentalmente da un senso di inferiorità di chi invece ignorante si sente. Ma c’è davvero da vergognarsi dell’ignoranza?

Non sono le élite a darci degli ignoranti, ci diamo degli ignoranti da soli quando deridiamo qualcuno per il fatto di aver studiato. L’ignoranza non è una colpa, ognuno di noi è ignorante di qualcosa, puoi anche essere un ingegnere aerospaziale, ma magari non ne sai nulla di cucito o di prosodia. La colpa è non avere curiosità e non alimentare il proprio intelletto.

Dobbiamo essere curiosi e dobbiamo alimentare questa curiosità. Se ci spegniamo, se smettiamo di tirare su la testa per vedere sempre un po’ più in là allora è lì che dobbiamo vergognarci.

perché studiare
Photo by mari lezhava on Unsplash

Capisco benissimo il sentimento del non voler accettare per oro colato ciò che ci viene detto da altri, ed è un sentimento nobilissimo, che porta in nuce l’essenza stessa della libertà di pensiero ma è anche un sentimento che può essere travisato.

Può essere travisato perché avere curiosità e avere dubbi non significa in nessun caso non fidarsi a priori dell’opinione di un esperto.

È sacrosanto che la curiosità venga soddisfatta e il dubbio scacciato ma lo si deve fare con gli strumenti della conoscenza, non con quelli della critica pecoreccia.

perché studiare
Photo by Sam Carter on Unsplash

Perché studiare? | I titoli di studio non ci piacciono e non servono a niente

Altra moda di pensiero: la famigerata Università della vita, lei sì che insegna le cose. Tutti gli altri titoli di studio li contestiamo, li odiamo, li deridiamo. 

Contestare e deridere i titoli di studio è un po’ come prendersi da soli a mazzate sulle palle, diciamolo. Una tafazzata.

Perché il titolo di studio serve a noi, a noi popolo, come gli piace tanto chiamarci, è una convenzione sociale, siamo noi cittadini che diamo mandato all’istituzione scuola di decidere chi sa una determinata cosa e chi no.



Non ci sta bene come la scuola stabilisce meriti e demeriti? Bene: chiediamo alla nostra classe politica di cambiare i criteri di giudizio.

Ma non riconoscere l’importanza di un titolo di studio significa darci degli idioti da soli, significa denigrare un’istituzione a cui siamo noi a demandare il compito di formare e giudicare.

perché studiare
Photo by Nikhita S on Unsplash

Perché studiare? | Il classismo al contrario

Impazzano polemiche, alimentate anche dai nostri incauti politicanti, in cui gli italiani sono divisi in popolo ed élite. Guarda caso il popolo è sempre difeso e nutrito dalla schiera dei nostri governanti che additano invece quell’élite di radical-chic che favorisce acriticamente un altro gruppo di poveri sventurati che sono però i migranti e non i popolani. Sembra una puntata di Ciao Darwin.

Da qui il passo è breve per creare la netta divisione [politico populista + popolo italiano] versus [élite radical chic + migrante].

Quanto è utile questa cieca distinzione ad una politica basata non certo sulle chiare idee politiche quanto sull’infiammare passioni di pancia al solo fine di raccattare qualche voto in più? Molto, molto utile.



Quindi, per questa nuova classe politica, noi studiati siamo il nemico.

Dal nostro senso di inferiorità fanno in modo che scaturisca quel ghigno di sfiducia e scherno che ci porta a pensare che chiunque abbia studiato sia avvantaggiato, abbia più soldi e più fortuna. E noi invece, poveri, che abbiamo scelto di portare avanti i mestieri umili o siamo, solo per colpa del Caso e del Destino, disoccupati, siamo vittime della società che ci maltratta e non ci include.

Per citare Chef Rubio: ma ché davero?




Mai ragionamento fu più peregrino e per i motivi che seguono:

  • esiste tanta gente di origini umili che decide di studiare, di emanciparsi (senza andare lontano, non mi sento certo parte di un’élite: i miei genitori sono impiegati e vi assicuro che la mia laurea, il mio master e la mia specializzazione gli hanno fatto spendere un bel po’ di soldi. A rate.)
  • non avere i soldi per intraprendere un percorso di studi complesso non può essere un alibi per l’abbrutimento e il totale disinteresse verso il mondo che ci circonda
  • anche chi fa un mestiere “umile” può alimentare la sua umanissima curiositas, non è una cosa strana né pericolosa: studiare è un metodo per approcciarsi alla vita, che chi studia faccia lo spazzino o il fisico quantistico, che importa?
perché studiare?
Photo by Jilbert Ebrahimi on Unsplash

Perché studiare? | In fin dei conti, chi è questa élite?

In tutto questo bailamme di idee confuse e mal esposte non si è neppure capito bene da chi sia composta questa élite. Scusate la domanda davvero poco delicata (ma necessaria): è un problema di istruzione o è un problema di soldi?

I populisti&popolani con chi ce l’hanno esattamente? Con chi ha studiato tanto o con chi guadagna tanto?

In ogni caso fanno una gran confusione perché:

  • non sempre chi ha studiato tanto guadagna tanto, vedi la schiera di giovani plurilaureati che pur di raggiungere un’indipendenza economica mette da parte tutte le belle cose studiate e va a distribuire pasti in giro per la città
  • non sempre chi guadagna tanto ha studiato, vedi la schiera di vecchi imprenditori burini che popola questo Paese (popola se fa ppe ddì, sono tutti alle Cayman ma rivendicano la loro endemicità italiota)



Quindi, appurato che élite economica ed élite culturale non sempre (quasi mai) combaciano, dovremmo innanzi tutto chiarirci le idee e capire con chi ce la stiamo prendendo.

perché studiare?
Da Il giornale (online) del 11/02/2019

Perché studiare? | Con chi ce la stiamo prendendo? Un’ipotesi.

I buonisti, l’élite, i radical chic, i piddioti, sono tutti concetti accomunabili a quello di anti-target, ossia un gruppo legato da identità simili o assimilabili che controidentifichi (come il “negativo” di una foto) un altro gruppo, ossia tutti quelli che non rientrano nel primo.

A cosa serve isolare in un gruppo tutte queste persone che vengono vagamente identificate con l’intellettuale, quello che ha studiato, quello che ha una conoscenza specifica di qualcosa?

Serve a isolare e minare l’autorevolezza perché alla fine, il popolo, decida di seguire solo un’idea centrale, prestabilita e approvata che in nessun modo potrà esser messa in discussione da alcun esperto, alcun giornalista, alcun professorone, alcun laureato.



Serve a fare anche un’altra cosa: limitare le potenzialità.

Quando sostengono tronfi la netta distinzione fra popolo ed élite sono i primi ad offendere chi è parte del popolo perché fissano dei limiti, pongono delle barriere. Se ti rendo fiero di essere popolo, ti renderò fiero dell’essere incolto, dell’essere ignorante, dell’essere grossolano e ti legherò per sempre a quella visione di te e di chi ti sta intorno.

laurearsi è da cretini leggi anche Istruzioni per diventare fascisti

E se ti farai legare, se ti farai etichettare come popolo, difficilmente riuscirai a vederti al di fuori di quel gruppo, così che non aspirerai mai ad andare oltre, ti basterà il poco che sai, il poco che possiedi, il poco a cui aspiri.

Tutti possiamo essere grandi. I titoli di studio servono a istituzionalizzare una conoscenza, a renderla ufficiale, ma la conoscenza è di tutti, lei si che è democratica e noi dovremmo solo aspirare ad essere sempre un po’ migliori di quel che eravamo ieri e rifiutarci di farci dare etichette e nomignoli.

DISCLAIM

  • La foto di copertina è di Roman Mager per Unsplash
  • Questo post non è sponsorizzato dall’Unione Laureati Radical Chic



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