Perché non mi sento una sardina (anche se quello che fanno le sardine mi piace molto)

sardine emilia romagna

In questo mio ultimo mese di latitanza causa sessione d’esami sono successe un po’ di cose e io sono sempre molto felice di trovare i vostri messaggi in direct, su Instagram, in cui mi chiedete cosa ne pensi.

Fra le tante cose di cui avremmo potuto parlare, una di quelle che mi tocca più da vicino è l’affaire sardine: gruppi di gente comune venuti dal nulla che un giorno si rompono le palle e scendono in piazza. Meraviglia.

 

sardine piazza san giovanni roma
Sardine a piazza san Giovanni (Roma), 14 dicembre 2019

 

Ma nonostante ciò che le sardine sono e dicono (in parte) mi piaccia molto, non mi sento una sardina.

 

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Ma prima: quel che mi piace delle sardine e perché non penso debbano dare risposte e soluzioni

Facciamo un passo indietro: come scrivevo giusto qualche riga sopra, le sardine sono gente comune che un bel giorno si rompe le palle e scende in piazza per chiedere un modo di far politica diverso. Da questo a Zingaretti che chiede proposte non so come ci si arrivi.

Il rischio, mio buon Zingaretti (in ottima compagnia di gente varia che dice che le sardine criticano e basta ma non fanno proposte) è che le sardine si trasformino nel Movimento 5 stelle 2.0: un gruppo di gente che di politica non sa nulla ma che traduce il proprio disagio di cittadino in un catastrofico “secondo me si fa così”.

La politica, vi prego, lasciamola fare a chi la conosce, a chi la fa, a chi la vive. Noi limitiamoci a parlarne.

 

 

sardine bologna

 

Questo non significa che la gente comune non possa lamentarsi: nella misura in cui è essenziale avere bene in mente la differenza che c’è fra piazza e Parlamento, la spontanea aggregazione di un gruppo di persone al fine di manifestare uno scontento è più che legittima se non proprio vivifica per una democrazia.

Ciò che mi perplime, tuttavia è la semplificazione degli argomenti, cosa che, se da un lato è fisiologica nella comunicazione di una piazza, dall’altro, se il messaggio di quella piazza viene assunto come idea comune di una parte di popolazione, rischia di farci ricadere nello stesso giochino al ribasso nel quale i nostri attuali politici si dilettano giornalmente.

 

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I modi di certa politica italiana sono detestabili, è vero. Ma non sono certo solo i modi

Fra i contenuti espressi dalle sardine l’antifascismo c’è, e non si tocca (nonostante scivoloni del tipo la piazza è aperta a tutti; a tutti tutti anche no). Il recupero del valore delle istituzioni c’è pure e anche un’opposizione ai modi violenti, superficiali, brutali degli ultimi anni. Bene, ma i contenuti?

Da persona brusca quale sono, mi sono trovata spesso ad esser criticata per i miei modi, cosa che, la maggior parte delle volte, ha accompagnato anche una totale assenza di replica ai miei contenuti.

Quindi vi chiedo: se anche Salvini e compagnia fossero dei perfetti lord inglesi, conoscessero perfettamente il bon ton e le buone maniere, i loro contenuti non resterebbero terrificanti?

Prima gli italiani lo si può dire anche con più diplomazia, badate, ma sempre schifo fa.

 

sardine

 

 

Fin qui, direte, sono abbastanza in linea con il messaggio che proviene dalle sardine. È vero, ma c’è un punto, anzi due, sui quali non posso proprio transigere: l’apoliticità e l’apartiticità.

 

sardine

 

Al di là del fatto che non capisco come parlare di politica e professarsi apolitici possa andare di pari passo, ciò che mi chiedo è: ma perché apolitici?

 

Parlare di politica non è da fessi, non farlo forse lo è

Parlare di politica ci rende parte attiva della nostra vita di cittadini, disinteressarsi alla politica, – cosa che tanti grandi sedicenti conoscitori del mondo fanno, anche con certo sprezzo di noi popolino che invece, nella politica, piace immergerci sino ai gomiti – significa essere noncuranti di noi stessi. Quindi ben venga la politica, per favore.

Altra cosa che non apprezzo ma comprendo è l’apartiticità. Il grande problema del centro sinistra in Italia è l’incapacità di aggregare una massa di gente abbastanza grande da vincere le elezioni. Ci sono mille correnti, mille partiti e mille interpretazioni, e noi “popolo della sinistra” ci disperdiamo fra tutte queste opzioni. 

Alla luce di questo capisco che in un momento in cui dobbiamo ritrovarci tutti insieme per dire cosa non ci sta bene, essere comunque divisi da tutte le sfumature politiche possibili è vagamente controproducente.

Ciò non toglie che se anche quelle sfumature non le nominiamo, esistono.

 

sardine bologna

 

 

Quindi forse più che in movimento apartitico vorrei un movimento in cui l’appartenenza a un partito diverso non significhi incompatibilità e rifiuto.

 

 

Anche perché, scusate se sono all’antica, ma il partito cui mi sento di appartenere è in realtà un contenitore di idee, una visione del mondo che ho deciso di sposare. Come faccio a lasciar fuori tutto questo?

 

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DISCLAIM

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  • Questo post non è stato sponsorizzato dal gatto di Matteo Salvini


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