#ResistenzaVera | Osvaldo diventa fascista – “Cronache di poveri amanti”

cronache di poveri amanti
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Ci siamo lasciati due settimane fa con Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e il commissario Kim che rifletteva sulla differenza fra fascisti e partigiani.
Ma cosa determina la decisione di diventare l’uno o l’altro?

 

vasco pratolini cronache di poveri amanti
Vasco Pratolini

 

 

Oggi parliamo di Osvaldo, personaggio di Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini: Osvaldo è un ragazzo come gli altri, solo che è nato nell’anno 1900 e questa è una delle tantissime variabili che farà di lui un fascista.

 

– TEMPO DI LETTURA 3 MINUTI –

 

La delusione diventò amarezza. Desiderio di riscattarsi da una colpa non commessa.

Vi ricordate quando, due settimane fa, nel primo post della rassegna dedicato al commissario Kim de Il sentiero dei nidi di ragno parlavamo di umiliazioni e voglia di riscatto? Ecco.

Osvaldo fa parte degli umiliati ma, ci si chiede, basta questo per fare di una persona un fascista? No, certamente, ma sappiamo bene (perché lo vediamo tutti i giorni in tv fra citofonate e fette di pane e nutella) che l’odio attecchisce sull’umiliazione sociale che spesso, paradossalmente, ferisce molto più di quella personale.

Osvaldo è nato nell’anno 1900, dicevo, e questo comporta che, sul finire della Prima guerra mondiale, Osvaldo viene sì chiamato al fronte ma quando la guerra è agli sgoccioli e lui, per questo, non combatte neppure un giorno.

 

[…] Saranno i ragazzi coi pantaloni corti e i denti di latte che decideranno i destini della Patria. Invece i tedeschi non attesero il rinforzo di Gavroche per alzare le braccia. Osvaldo e i suoi coetanei […] quando giunsero in prossimità della linea, l’armistizio era già firmato.

 

La delusione diventò amarezza. Desiderio di riscattarsi da una colpa non commessa. Rosso di vergogna, umiliato per l’onore che non gli spettava, (Osvaldo, ndr) sfilò assieme ai veterani quando il numero degli ex-combattenti, in gran parte congedati, era insufficiente per inscenare delle manifestazioni patriottiche in risposta alle provocazioni dei “senzapatria”.

 

Cronache di poveri amanti, Vasco Pratolini, ed. Rizzoli BUR Contemporanea, 2012

 

vasco pratolini cronache di poveri amanti

vasco pratolini cronache di poveri amanti

 

A causa di questo conflitto irrisolto, Osvaldo è un uomo che non sa dosare la propria violenza: è esitante, insicuro, ma a volte viene preso da un furore, un coraggio inaspettato che lo portano a prendere delle scelte discutibili. Così, un giorno, spara ad un uomo.

L’ordine era quello di non sparare e quindi Osvaldo viene incarcerato.

 

Il carcere è anche un luogo di meditazione, ove ciascuno si industria coi pensieri che ha. Nulla meglio della solitudine di una cella di rigore permette di giungere a delle conclusioni. Chi non ha pensieri propri e conclusioni originali da proporsi, li chiede in prestito. I giornali, i commenti di coloro che stimiamo, sono fatti apposta per conciliare il nostro spirito confuso. 15 giorni di rigore e 30 di semplice, formano un mese e mezzo: abbastanza perché Osvaldo attingesse a poco a poco la propria verità.

 

Cronache di poveri amanti, Vasco Pratolini, ed. Rizzoli BUR Contemporanea, 2012

 

 

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Ho perduto la guerra, ho mancato la Rivoluzione, cosa vuoi conti più la vita?

Il personaggio di Osvaldo ha un che di fantozziano: lui ci prova a fare il grande, a fare l’eroe, ma ogni volta il caso lo mette davanti alla sua piccolezza. Ne parlava qualche giorno fa lo psichiatra Vittorino Andreoli in merito a Hitler: chi sa di essere una nullità ha vari modi per reagire, uno di questi è la compensazione. Così un inetto può trasformarsi in un un pazzo, un megalomane, un carnefice.

Osvaldo, uscito dal carcere va a vivere a casa della sorella e del cognato, convinto fascista e che lo porta a tesserarsi. È tutto pronto per la sua prima azione squadrista ma il caso si frappone ancora una volta fra Osvaldo e il suo sogno di grandezza.

Proprio la mattina precedente all’azione Osvaldo inizia a star male: febbre a 40, tifo. Rimarrà a letto per i successivi 60 giorni, perderà molti chili, si indebolirà. E poi, più doloroso di tutto il resto, tornerà quell’umiliazione, quella colpa per qualcosa che non ha fatto.

 

Osvaldo li udì partire, e poi tornare, e cantare e sparare ai gatti e sulle grondaie delle case. Pianse come un bambino che sente per le strade il carnevale e l’hanno costretto a letto.

 

Cronache di poveri amanti, Vasco Pratolini, ed. Rizzoli BUR Contemporanea, 2012

 

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Osvaldo si sente escluso da tutta quella vita violenta, da quella sete di sangue da quel trionfo della forza e della virilità e lo sente ancor di più adesso che frequenta dei fascisti, il cognato e i suoi compagni.

Ecco i suoi pensieri alla fine di una cena coi suoi camerati:

 

Il cenone era stato per Osvaldo un’altalena di sentimenti. L’allegria dei camerati, violenta come una lite, le loro nostalgie colorate di sangue, la loro sressa infantile compiacenza, i loro vezzi di ubriachi gli avevano presentato un mondo di audacie e di abbandoni, dal quale si sentiva escluso. E non per disgusto o per riprovazione, ma per proprio difetto, per propria aridità e insufficienza. “Non sarò mai un vero rivoluzionario! Non saprò mai goderne la vita!”

 

Cronache di poveri amanti, Vasco Pratolini, ed. Rizzoli BUR Contemporanea, 2012

 

 

“E pensava: ‘Questa è una violenza, non è una spedizione'”

Nonostante le umiliazioni, personali, storiche e sociali, Osvaldo non ha ancora accolto in pieno la violenza insensata, la voglia di sangue ad ogni costo. Lui sposa l’ala più moderata del fascismo, che, come sappiamo, sarà poi destinata a piegarsi a quell’altra, quella dei pestaggi e delle deportazioni.

Dopo quella cena, Osvaldo si decide a lasciare casa del cognato e chiede ad uno dei camerati di affittargli una stanza in casa sua. Il camerata si chiama Carlino e abita in via del Corno, la via che fa da scenario a Cronache di poveri amanti.

Un giorno Carlino, tornato dal circolo (dei camerati, ndr) gli dice che c’è da bastonare un sovversivo che si rifiuta di prendere la tessera del Fascio. Carlino non può farlo perché il sovversivo è Alfredo, un abitante di via del Corno e lui ha promesso alla madre che non si sarebbe (più) compromesso con via del Corno. Tocca ad Osvaldo.

 

E pensava: “Questa è una violenza, non è una spedizione”. Ma finì con l’accettare: dati i suoi precedenti si poteva pensare che egli fosse un vigliacco.

Tuttavia ebbe una crisi di coscienza che lo accompagnò in treno e in ogni luogo il sabato, la domenica e il lunedì. Il lunedì indugiò tanto in casa della fidanzata, da giungere alla stazione di Montale in tempo per vedere allontanarsi l’ultimo treno. E il giorno dopo l’alibi gli fu passato per buono. Ma oggi, appena suonata la sveglia, Carlino è entrato nella sua camera e gli ha detto: “Stasera c’è da mettere la testa a posto a uno di Ricoboli. Sarà meglio che per non perdere il treno tu non parta affatto. Questa volta ci sarò anch’io”.
Osvaldo gli ha risposto: “La Federazione non autorizza aggressioni. Basta con la violenza! È con la legge adesso che dobbiamo agire”. Allora è scoppiata la lite.

 

Cronache di poveri amanti, Vasco Pratolini, ed. Rizzoli BUR Contemporanea, 2012

 

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Via del Corno, a Firenze, è la strada che fa da scenario a Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini

 

Osvaldo non è d’accordo, ad Osvaldo non va bene andare in giro a picchiare chi non la pensa come loro. Così litiga con Carlino, si picchiano, Osvaldo lascia la sua stanza e va a vivere in una pensione. Quella stessa sera scrive alla Federazione per denunciare il comportamento di Carlino.

 

Da gennaio e per alcune settimane amaranthinemess.it ospiterà una rassegna di letteratura italiana in cui si parlerà di fascismo, antifascismo e Resistenza.
Per leggere i post della rassegna di letteratura italiana, clicca sul banner qui sotto:

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‘Una vita troncata’ egli pensava di se stesso

La piccolezza di Osvaldo lo porta dritto dritto dentro la bocca di quella bestia feroce che è stato il Fascismo. Più che il buonsenso potè la voglia di far parte di qualcosa, potremmo dire. E Osvaldo piega il suo buonsenso pur di partecipare alla cosiddetta “seconda ondata” della Rivoluzione fascista.

La segnalazione di Osvaldo non viene apprezzata dai Fascisti che lo convocano, lo richiamano e gli chiedono che tipo di punizione pensa di meritare per aver denunciato un camerata della prima ora, colpevole solo di averlo richiamato ai suoi doveri di fascista.

Potrebbero ucciderlo, Osvaldo pensa o, peggio, potrebbero espellerlo.

 

Questo era adesso il suo terrore: l’espulsione, la morte civile! Cioè, l’impossibilità di partecipare alla “seconda ondata” che si annunziava prossima. E “decisiva”. “Una vita troncata” egli pensava di se stesso.

[…] Ha preso carta e penna, e scritto ad Utrilli (il suo superiore, ndr) una lettera in cui gli chiedeva di poter provare con i fatti il suo ravvedimento, “comunque, ovunque, contro chiunque”.

 

Cronache di poveri amanti, Vasco Pratolini, ed. Rizzoli BUR Contemporanea, 2012

 

Aligi Sassu, Martiri di Piazzale Loreto o La guerra civile, olio su tela, 1944, Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma
Aligi Sassu, Martiri di Piazzale Loreto o La guerra civile, olio su tela, 1944, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma
L’eccidio di Piazzale Loreto (1944) fu un’azione ordinata dai nazisti in cui vennero uccisi quindici partigiani e i loro cadaveri abbandonati per strada. Il Prefetto di Milano interpellò Mussolini in persona per manifestare il suo disagio per azioni di quel tipo ma Mussolini, sebbene mandò una sorta di richiamo all’ambasciatore tedesco, non fu in grado di farsi valere con i nazisti.

 

Per adesso, Osvaldo, lo lasciamo qui.

Lo lasciamo mentre scrive la sua lettera, nel momento in cui sceglie di seguire il fascismo comunque, ovunque, contro chiunque. Torneremo a parlare di lui fra due settimane, nel prossimo appuntamento con questa rassegna di letteratura italiana in cui parleremo del capitolo centrale di Cronache di poveri amanti: La Notte dell’Apocalisse.

Ci vediamo qui, il 18 febbraio!

 

 

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  • Questo post non è stato sponsorizzato dal comitato “Rendi ridicolo un fascista”

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