Una Modesta proposta di Jonathan Swift e la Questione Irlandese

Una Modesta Proposta Jonathan Swift
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Quando nel 1729 Jonathan Swift scrive il suo pamphlet satirico Una Modesta Proposta, risponde ad un’esigenza ben precisa: quella di parlare della cosiddetta Questione Irlandese.

La satira lo aiuta a deformare il problema, ingigantirlo, renderlo macabro, di cattivo gusto, indicibile.

Tuttavia è proprio in questo modo che ne svela l’indicibilità reale, quella che va ben oltre la sua, fittizia, creata ad hoc per stupire e sconcertare: l’Iranda è un paese molto diverso dall’Inghilterra per cultura, religione, economia. Ci sono tanti poveri e tanti cattolici e per questo deve essere ricondotta all’ordine.

 

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Una Modesta Proposta | Contesto storico

Nel 1688, con la Gloriosa Rivoluzione, viene deposto dal trono inglese Giacomo II Stuart, re cattolico, in favore della figlia Maria II, protestante.

In Irlanda iniziano una serie di rivolte chiamate Insurrezioni giacobite che mirano a riportare sul trono un re cattolico.

Tuttavia alla fine delle Insurrezioni giacobite (che durarono sino alla metà del 1700), l’Irlanda finisce sotto il controllo della cosiddetta Protestant Ascendancy, una classe politica di latifondisti e clero fedeli al trono inglese.

 

Jonathan Swift
Jonathan Swift

 

Tutto questo poi sfocia nel 1798 in una vera e propria rivoluzione, la Rivolta irlandese guidata dalla Society of United Irishman, un gruppo di persone di varie religioni (quindi cattolici ma anche protestanti) che hanno come scopo eliminare l’oppressione della popolazione cattolica, la fine del dominio dei latifondisti e l’indipendenza dell’Irlanda dalla corona inglese.

 



 

Una Modesta Proposta | La letteratura inglese del Settecento e Jonathan Swift

Il Settecento inglese, in letteratura, è il secolo della satira, un modo per criticare anche aspramente la situazione politica e la corona mantenendo un’ironica distanza (anche di più, spesso le satire del Settecento non venivano neppure firmate, motivo per cui molte sono andate perdute).

Jonathan Swift era una persona un po’ particolare: era un pastore anglicano, un misantropo che non celava la sua antipatia verso il mondo e, sul finire dei suoi giorni, un uomo affetto da malattia mentale, non si sa se demenza o Alzahimer.

Quando Alexander Pope, amico di una vita che spesso lo ospitava in casa propria, muore, nel 1744, Swift viene rinchiuso a Dublino in un ospedale per persone affette da disturbi mentali. Lì muore, lasciando la sua eredità ai poveri, ma destinandone una parte alla costruzione di un manicomio.

 

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Il suo splendido epitaffio (scritto da lui stesso) recita: Qui è sepolto il corpo di Jonathan Swift decano di questa cattedrale, qui dove il violento sdegno più non può straziarne il cuore. Va’, o passante, ed emula, se potrai, colui che per parte sua fu uno strenuo paladino della libertà.

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Una Modesta Proposta | Come risolvere il problema dei bambini poveri irlandesi?

Il testo di cui vi racconto in questo post è un pamphlet satirico dal titolo A Modest Proposal, Una Modesta Proposta, scritto per proporre una soluzione alla grave piaga dei bambini poveri in Irlanda

Andiamo al testo: per risolvere il problema dell’esistenza di bambini poveri in Irlanda, la macabra proposta di Swift è quella di ingrassarli e venderli ai latifondisti inglesi come cibo prelibato:

È cosa ben triste, per quanti passano per questa grande città o viaggiano per il nostro Paese, vedere le strade, sia in città, sia fuori, e le porte delle capanne, affollate di donne che domandano l’elemosina seguite da tre, quattro o sei bambini tutti vestiti di stracci, e che importunano cosí i passanti. Queste madri, invece di avere la possibilità di lavorare e di guadagnarsi onestamente da vivere, sono costrette a passare tutto il loro tempo andando in giro ad elemosinare il pane per i loro infelici bambini, i quali, una volta cresciuti, diventano ladri per mancanza di lavoro, o lasciano il loro amato Paese natio per andarsene a combattere per il pretendente al trono di Spagna, o per offrirsi in vendita ai Barbados.
[…]
Penso che tutti i partiti siano d’accordo sul fatto che tutti questi bambini, in quantità enorme, che si vedono in braccio o sulla schiena o alle calcagna della madre e spesso del padre, costituiscono un serio motivo di lamentela, in aggiunta a tanti altri, nelle attuali deplorevoli condizioni di questo Regno; e, quindi, chiunque sapesse trovare un metodo onesto, facile e poco costoso, atto a rendere questi bambini parte sana ed utile della comunità, acquisterebbe tali meriti presso l’intera società, che gli verrebbe innalzato un monumento come salvatore del paese.
[…]
Espongo allora alla considerazione del pubblico che, dei centoventimila bambini già calcolati, ventimila possono essere riservati alla riproduzione della specie, dei quali sono un quarto maschi, il che è piú di quanto non si conceda ai montoni, ai buoi ed ai maiali; ed il motivo è che questi bambini sono di rado frutto del matrimonio, particolare questo che i nostri selvaggi non tengono in grande considerazione, e, di conseguenza, un maschio potrà bastare a quattro femmine. I rimanenti centomila, all’età di un anno potranno essere messi in vendita a persone di qualità e di censo in tutto il Regno, avendo cura di avvertire la madre di farli poppare abbondantemente l’ultimo mese, in modo da renderli rotondetti e paffutelli, pronti per una buona tavola.

 

Il pamphlet viene accolto con non poche critiche di cattivo gusto, ma l’intento satirico è chiaro: i latifondisti inglesi si stavano già mangiando l’Irlanda, tanto valeva assecondarli.

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