Black History Month: due punti di vista (opposti)

Black History Month: The Black Panthers
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Sino allo scorso anno non avevo mai sentito parlare di Black History Month qui in Italia (ma negli Stati Uniti se ne discute dal 1915).

Il Black History Month è un mese di celebrazione (diffuso, appunto, per lo più negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e da relativamente poco tempo in Canada) dell’importanza delle persone afrodiscendenti nella storia dell’umanità.

Come cultrice di ogni forma di studi post-coloniali, ho voluto saperne di più, così ho letto un po’ di articoli dai quali ho evinto un giudizio controverso su questo mese celebrativo. In questo post vi racconto cosa ho letto.

 

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Molte delle persone afrodiscendenti che seguo su Instagram stanno celebrando il Black History Month

Il primo impatto che ho avuto con questo Black History Month italiano è stato di entusiasmo

Nell’arco del 2020 ho iniziato a seguire molti profili di persone afrodiscendenti italiane e non, di persone africane e di profili di informazione africani: su molti di questi profili il Black History Month è visto come qualcosa di positivo

Celebrare l’importanza delle persone afrodiscendenti nella storia dell’umanità è importante: si reinseriscono finalmente quei tasselli che secoli di storia eurocentrica hanno messo da parte.

Da bianchi, quando studiamo la storia, dovremmo chiederci: ma mentre in Europa succedeva questo, cos’altro succedeva in Africa? E alle persone afrodiscendenti di tutto il mondo?

E ancora: ma in questo evento storico che ruolo hanno avuto le persone afrodiscendenti? Tutte le volte che noi abbiamo conquistato una colonia e deportato uno schiavo, dov’è l’altra metà della storia? Quella che nessuno racconta, che nessuno ascolta?

Infine: dov’è finito quel pezzo di Storia in cui le persone afrodiscendenti hanno una loro tridimensionalità di attori sociali e politici e non sono solo schiavi o colonizzati?

 

Black History Month: Guerriglieri arbegnuoc nel Goggiam
Guerriglieri arbegnuoc nel Goggiam (Etiopia) nel 1939-40, insieme all’esponente del Partito Comunista d’Italia Ilio Barontini (fonte: Wikipedia, voce “Arbegnuoc“)

 

Nonostante le gravi lacune dei nostri programmi di insegnamento della Storia, la necessità di istituire un mese per celebrare l’importanza delle persone afrodiscendenti nella Storia, solleva non pochi problemi e non poche obiezioni.

Prima fra tutte: perché solo un mese? Perché, invece, non fare in modo che quella parte di storia venga inserita nella Storia di tutti?

 



 

In un’intervista di alcuni anni fa Morgan Freeman definisce il Black History Month ridicolo

Dice: “Volete relegare la mia storia a un mese? Non voglio un mese della storia dei neri. La storia dei neri è la storia dell’America”

C’è chi solleva il problema del relegare l’approfondimento della storia delle persone afrodiscendenti ad un solo mese l’anno – c’è anche chi fa ironia sul mese scelto, febbraio, con tutti quei giorni mancanti

Il Black History Month nasce in US nel 1926 grazie a Carter G. Woodson, storico ed educatore che volle istituire quella che si chiamava allora la Negro History Week: una settimana di studi e approfondimenti non solo per conoscere fatti storici in cui le persone afrodiscendenti erano state protagoniste, ma anche per fornire un’identità culturale agli studenti afrodiscendenti che nella Storia studiata in classe tutti i giorni, non ritrovavano nessuno che gli somigliasse.

Chi oggi difende l’importanza del Black History Month sostiene che il momento in cui è stato creato era un momento diverso della Storia americana e in quel momento il rapporto fra comunità afrodiscendente e comunità bianca era molto diverso da quello che è oggi.

 

Black History Month: la statua di Montanelli

 

Chi invece è contrario alla celebrazione di questo mese sostiene che la simbolizzazione di un mese, solo un mese, dedicato alla Storia degli afrodiscendenti implicitamente afferma che quella Storia non è poi così importante da meritare di essere ricordata e studiata sempre, ogni giorno dell’anno.

Black History Month: Frederick Douglass
Frederick Douglass (1818-1895) è stato un politico, scrittore, editore, oratore, riformatore, abolizionista e sostenitore del diritto di voto per le donne statunitense. (Fonte: Wikipedia, voce “Frederick Douglass“)

Da bianca, non mi metterò qui a sostenere l’una o l’altra tesi

È chiaro che ho formato una mia opinione personale su quel che ho letto, ma non credo sia importante esprimerla perché credo fermamente che in questo dibattito conti solo l’opinione delle persone afrodiscendenti

Quello che vorrei fare invece è dare risonanza a questo dibattito, farlo conoscere il più possibile

Mi sono trovata molto spesso a disagio nel mio ruolo di studiosa della letteratura post-coloniale, mi sono sentita la bianca voyeur che dall’alto del suo privilegio osserva morbosamente cosa succede dentro uno scenario che probabilmente non potrà mai capire.

Provo a conciliare quel disagio con la mia voglia di conoscere, trovandomi un posto defilato e un ruolo che non sia quello di chi dà giudizi e opinioni non richieste, ma di chi osserva e prova a diffondere la conoscenza delle idee e delle storie non raccontate (o non raccontate abbastanza).

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Fonti:
Black History Month has to be more than hero worship (2010) di Afua Hirsch su The Guardian
There is a White Sale at Macy’s: Reflections on Black History Month (2019) di William Matthew McCarter su Medium
Mese della storia dei neri su Wikipedia.org
Negro History Week (1926) di C. G. Woodson, JStor 

 



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