Corpo felice, Dacia Maraini | Il corpo delle donne è una terra da conquistare

corpo felice dacia maraini

Uno degli appuntamenti di Bookcity che mi sono persa e che tanto ho rimpianto è stata la presentazione di Corpo felice di Dacia Maraini, edito Rizzoli.

Fortunatamente Rizzoli è stata tanto buona e me l’ha inviato, così l’ho letto (e l’ho amato). Mettermi qui, adesso, a scrivere qualcosa di sensato su questo libro è davvero difficile ma ci provo, se non altro perché sento che Corpo felice di Dacia Maraini doni molte cose a chi lo legge e il minimo che io possa fare, per ricambiare, è provare a spiegare cosa mi ha donato e cosa potrebbe donare a voi.

– TEMPO DI LETTURA 3 MINUTI –

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Questa foto è di Elena Spadafora. Se vuoi utilizzarla, prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com

Corpo felice è un libro indefinibile: c’è biografia, c’è racconto, c’è riflessione sociale. Senza mai rompere l’armonia, l’organicità e la coerenza del racconto, Dacia Maraini ci porta fuori e dentro la sua vita, raccontandoci un po’ di sé, della propria vita, ma insieme anche della vita di molte altre donne, uomini, madri, figli.

Il sottotitolo di Corpo felice di Dacia Maraini è Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va. Dacia Maraini ci racconta una cosa brutta che le è successa davvero: al settimo mese di gravidanza ha perso il suo bambino. Da quel momento quel suo figlio perduto diventa interlocutore privilegiato del suo racconto esistenziale: lo battezza “Perdu” e con lui parla, per tutto il libro, riflettendo sul suo essere e non essere madre allo stesso tempo, e sul fatto di non aver cresciuto un bambino ma di pensare continuamente a cosa e come avrebbe fatto se avesse potuto farlo.

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Corpo felice di Dacia Maraini è una formidabile fonte di riflessioni e informazioni sull’evoluzione del ruolo della donna nella società patriarcale.

Ma ciò che mi ha colpita più di tutto è stata proprio la domanda che da madre Dacia Maraini pone a se stessa, ossia: come ho potuto crescere un figlio maschilista?

Forse è quello che si chiedono tutte le femministe che hanno avuto dei figli: come mai, se queste giovani donne e questi giovani uomini sono stati cresciuti ed educati da femministe non hanno sviluppato una sensibilità particolare verso le lotte delle donne, la rivendicazione dei diritti, la parità di genere?

E perché, dopo tanti anni, dopo tante conquiste politiche, le donne hanno ancora e nonostante tutto un ruolo subalterno all’interno di questa società?

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La donna è la prima portatrice dei valori del patriarcato, ci dice Maraini. Non sempre, ma spesso le donne, anche le più indipendenti ed emancipate, partecipano alle stesse dinamiche, utilizzano lo stesso linguaggio e lo stesso simbolismo della società patriarcale.

Ne parlavamo qualche tempo fa su Instagram: è quello che abbiamo chiamato il recinto. Il recinto, in passato, quando le donne non avevano ancora conquistato alcun diritto politico, era molto piccolo ed era quindi semplice definire la donna prigioniera. Adesso, dopo tante lotte e tante conquiste, il recinto si è allargato a dismisura, possiamo a mala pena vederlo, non potremmo mai a definirci prigioniere eppure il recinto c’è ancora, è il recinto del sistema patriarcale ed è lì ad arginare le nostre vite, a renderci sempre un po’ più più piccole e un po’ meno brillanti di come potremmo essere.

La settimana scorsa ho fatto una bella litigata virtuale su Twitter perché difendevo Laura Boldrini che in Parlamento chiedeva che il modo di parlare delle donne e del corpo delle donne cambi. Mi è stato detto che questa non è una lotta femminista, la vera lotta femminista è dare sostegno alle vittime di violenza.

Sacrosanto, ma credo che se riuscissimo a far cambiare il modo in cui parlano di noi e dei nostri corpi, potremmo anche evitare che ci violentino.

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Questa foto è di Elena Spadafora. Se vuoi utilizzarla, prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com

 

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Il corpo della donna e la sessualità fanno un po’ paura a questi uomini. Dacia Maraini scrive che se riuscissimo a riappropriarci dei nostri corpi, a dare una narrazione alla nostra sessualità, allora lì saremmo sulla strada giusta per l’accesso alla conoscenza.

La donna, più o meno da sempre, è stata tenuta lontana dalla conoscenza.

E’ Eva a cogliere il frutto proibito dell’albero della conoscenza, è lei a portare la colpa di aver rotto l’idillio del paradiso terrestre. Eva ha sfidato Dio col suo libero arbitrio e per questo lui (e la sua Chiesa) la puniscono dall’alba dei tempi. Non solo partorirà con dolore, ma sarà esclusa dalla conoscenza, sarà relegata ad un ruolo subalterno, le sarà fatto credere che solo servendo il suo uomo realizzerà pienamente il senso della sua esistenza.

La donna è una preda. Spesso è la donna stessa a sentirsi preda. Spesso è la donna stessa a presentarsi come qualcosa da rincorrere, afferrare, conquistare. Dacia Maraini si chiede se l’accettazione di questo ruolo sia debolezza o forse determinazione a sopravvivere. Il nostro corpo è da sempre una terra da conquistare, è una zolla di terra su cui piantare una bandierina.

Ciò che più ho amato di Corpo felice di Dacia Maraini, aldilà della profondità, della commozione con cui è scritto, è proprio la riflessione sul linguaggio: il modo in cui chiamiamo le cose ci parla del modo in cui pensiamo alle cose. Per questo la grande rivoluzione dei generi dovrebbe partire dalle parole.

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DISCLAIM

  • Il libro Corpo felice di Dacia Maraini mi è stato inviato gratuitamente dalla casa editrice, Rizzoli




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2 risposte a “Corpo felice, Dacia Maraini | Il corpo delle donne è una terra da conquistare”

  1. Ciao! Volevo solo dirti che lunedì Dacia Maraini presenterà Corpo Felice a Fahrenheit, per il Libro del giorno. Inoltre volevo dirti che anche io ho spesso discussioni simili (mi riferisco al punto in cui ricordi le polemiche che ti sono arrivate per le considerazioni sull’intervento della Boldrini e il linguaggio). Sembra che sia difficile far comprendere, e soprattutto alle altre donne, che il contesto, in tutta la sua complessa stratificazione, è tutto di impostazione maschilista, e che il linguaggio e gli atteggiamenti sono i suoi strumenti per mettere in circolo simboli e segnali e sottaciute ed infinite libertà e compiacenze in favore degli maschi. Il fatto che una intellettuale dello spessore della Murgia, quando viene attaccata, anche dalle donne, è sempre sotto il punto di vista degli apprezzamenti fisici o dandole semplicemente della cretina senza argomentare in modo pacato e approfondito, basterebbe a farci pensare. Il fatto che la stessa Boldrini, e prima di lei un ministro della Repubblica, siano state pubblicamente denigrate, e in modo reiterato, non sul merito e con il vocabolario adeguato, ma sempre con insulti violenti, volgari, avrebbe dovuto sollevare una indignazione popolare. Anche solo permettere in ufficio battute sessiste aiuta i maschi a sentirsi sempre a loro agio ed a perpetrare la loro cultura di merda, e le stesse donne dicono cose schifose di questo o quel personaggio pubblico, cosa che è inaccettabile.
    Tutto questo sproloqui per dire, infine, che sono contenta di averti trovata, mi piace il tuo blog e soprattutto mi piace seguirti su Instagram e su Youtube. Grazie!!

  2. Mi sono sempre piaciuti i libri di Dacia Maraini e credo che questo sarà il regno compagno del mio viaggio di Gennaio.

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