Vi racconto il mio (fugace) Bookpride 2019

bookpride 2019 milano editoria indipendente

Domenica scorsa io e il mio gentile consorte abbiamo trascorso un paio d’ore al Bookpride 2019, che quest’anno si è tenuto presso La fabbrica del vapore, qui a Milano.

Bookpride è una fiera di editoria indipendente: c’è un aspetto più commerciale che è quello degli stand in cui si vendono i libri, e uno più culturale che è rappresentato dagli incontri e i dibattiti organizzati sui libri e su tutto ciò che gli sta intorno.

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L’aspetto commerciale, lo dico sempre, non lo comprendo bene: le fiere dell’editoria, Salone del libro compreso, non sono i miei posti preferiti nel mondo.

Non riesco a capire perché dovrei spendere, mettiamo, 60€ di libri tutti lì e subito, quando quei libri posso comprarli in libreria o online quando mi pare.

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La fiera, a mio avviso, avrebbe senso, se si attuassero sconti e promozioni: alcuni editori (veramente pochi) fanno delle promozioni, soprattutto l’ultimo giorno di fiera, alcuni ti tolgono qualche euro, soprattutto se compri più di un libro, altri fanno prezzo pieno e chissene della fiera.

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L’organizzazione è sempre il punto debole

L’organizzazione è carente. La fabbrica del vapore è una sorta di piccolo “villaggio” costituito da capannoni industriali e organizzare una fiera dentro una struttura come quella a mio avviso mette a seria prova le capacità organizzative di chi la mette su.

È vero che La Fabbrica del vapore è all’interno della Chinatown milanese, quindi trovare da mangiare non è difficile ma proprio all’interno del piccolo villaggio di cui vi dicevo c’erano solo 2 foodtruck, rimasti assediati per tutte le due ore che abbiamo trascorso al Bookpride: io e il consorte abbiamo pranzato alle 3, quando siamo tornati a casa.

In generale ho trovato il tutto molto dispersivo. Noi avevamo davvero poco tempo e abbiamo visitato un solo padiglione: di cosa ci fosse nel resto della fiera non ne ho idea.

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Anche per quanto riguarda le presentazioni e i dibattiti ho qualcosa di cui lamentarmi: ho partecipato solo ad una presentazione, quindi, boh, potrebbe darsi che sia stata sfigata io e che tutte le altre presentazioni siano state organizzate meravigliosamente bene, ma ho qualche perplessità.



La presentazione a cui ho partecipato è stata quella di Xenofemminismo di Helen Hester edito Nero. La presentazione è stata davvero molto bella e coinvolgente, si è parlato di temi che, come sapete, mi stanno particolarmente a cuore ma c’era posto per una trentina di persone al massimo, tutti gli altri eravamo in piedi in una stanza attigua a quella in cui si teneva la presentazione.

Io ho provato a seguire un po’ la discussione – tenuta da Silvia Costantino, Chiara Reali e Violetta Bellocchio – dopo un po’ ho gettato la spugna e sono andata via.

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Xenofemminismo di Helen Hester

Avevo previsto, dopo la presentazione, di andare dritta dritta allo stand di Nero e acquistare il libro. E l’ho fatto, ma il libro era già esaurito!

Da un certo punto di vista ne sono anche contenta, perché Xenofemminismo porta avanti idee a mio avviso bellissime che vanno ben oltre il femminismo come è comunemente conosciuto. Dovrebbe essere letto da più gente possibile.

Credo che il patriarcato sia un sistema sociale e politico che segrega le minoranze, che le rinchiude entro definizioni, ruoli, regole sociali e lì dentro le stritola. Ho scritto minoranze proprio per sottolineare che noi donne non siamo le uniche a subire gli effetti di questo sistema.

Ci sono le minoranze etniche e culturali, ci sono i disabili, ci sono tutti i gender che si collocano al di fuori dello stantio dualismo uomo/donna. Siamo tutti vittime del patriarcato, perché non lottare tutti insieme, invece di combattere ciascuno una propria lotta privata?

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Xenofemminismo parla proprio di questo, del femminismo che abbraccia anche altre istanze, le mischia con le proprie, le contamina.

Parla di una cosa tanto rivoluzionaria quanto auspicabile (soprattutto in tempi durissimi come questi) come il superamento del genere: è davvero così importante dare una definizione univoca di se stessi e della propria sessualità?




E se invece fossimo liberi di accoppiarci (sessualmente e affettivamente) con chi ci piace, con chi ci fa stare bene, aldilà del fatto che abbia un pene o una vagina?

A ridosso del terrificante congresso sulla famiglia di Verona leggere un libro che ci dice che il genere non è davvero così importante come ci fanno credere mi sembra davvero rivoluzionario.

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E infine, i miei acquisti

Come vi dicevo in apertura, di solito, alle fiere, non mi lancio in uno shopping sfrenato, se non altro perché non mi conviene, economicamente parlando.

Tuttavia, capita sempre che io acquisti qualcosa, soprattutto titoli che non conosco e che mi colpiscono lì sul momento.

Raramente acquisto narrativa, mi indirizzo molto di più su saggi e biografie, perché, in passato, non ho avuto buone esperienze con la narrativa delle case editrici indipendenti: in linea di massima l’ho sempre trovata piuttosto dozzinale e sicuramente poco curata.

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Questa foto è di Elena Spadafora, se vuoi usarla prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com

Alcuni dei titoli che vedete in foto li ho acquistati il giorno prima, sabato, da Feltrinelli. Invece al Bookpride ho acquistato:

  • da Sur Edizioni, Perché non sono femminista di Jessa Crispin (se ne era parlato durante la presentazione di Xenofemminismo e non avendo trovato quello ho reinvestito il denaro già allocato in questo! Ahahah)
  • da Red Star Edizioni, Poesie d’amore e di rivoluzione di Majakovskij (arriva presto un articolo su questo splendido poeta), Un’utopia concreta (che parla della democrazia femminista ed ecologista costituita in Kurdistan da chi combatte l’Isis) e Rino Gaetano di Yari Selvetella.

DISCLAIM

  • La foto di copertina è di Elena Spadafora, se vuoi usarla prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com
  • Tutte le immagini presenti in questo post (ad esclusione dell’immagine di copertina e della foto degli acquisti) fanno parte della cartella stampa di Bookpride, scaricabile da questa pagina: http://bookpride.net/site/stampa/
  • Questo post non è stato sponsorizzato da Bookpride, né da alcune delle case editrici citate



Una risposta a “Vi racconto il mio (fugace) Bookpride 2019”

  1. grazie per il grande blog entry, molto stimolante!

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