È sempre giusto ubbidire alle leggi? | Zagrebelsky, Thoreau, Rousseau e la disobbedienza civile

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Proprio venerdì, su Instagram, abbiamo parlato di uno stupendo articolo di Gustavo Zagrebelsky comparso su La Repubblica di quel giorno (il 12 aprile, per l’appunto).

Nel dirvi la mia su quanto scritto da Zagrebelsky sull’obbedienza e la disobbedienza alle leggi di uno Stato, ho citato due giganti del passato: Henry Thoreau e Jean-Jacques Rousseau (che potete trovare il libreria, entrambi editi Feltrinelli).

Voi, su Instagram, mi avete fatto molte domande, soprattutto in merito ai due autori citati, perciò ho deciso di mettere tutto insieme in un post, questo, e di parlarvi, per quanto è nelle mie possibilità, di due opere meravigliose come Disobbedienza civile di Henry Thoreau e Il contratto sociale di Jean-Jacques Rousseau.

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Gustavo Zagrebelsky, nel suo articolo dal titolo Disobbedire è una virtù repubblicana, ci spiega come, nella struttura giuridica italiana, nulla è più in alto della Costituzione.

In altre parole, non può esistere una legge che vada contro i principi costituzionali. Se esiste, quella legge viene dichiarata inammissibile in quanto, appunto, incostituzionale.



Ma come sollevare il dubbio di incostituzionalità di una legge? Infrangendola, ci dice Zagrebelsky.

Infrangendo quella legge si incorrerà nelle sanzioni previste ma sarà possibile anche attirare l’attenzione – passatemi queste parole poco tecniche – sull’ingiustizia perpetrata dalla legge in questione e chiedere un esame della Corte Costituzionale (ossia l’organo che si occupa di stabilire se una legge è o non è incostituzionale).

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Perché rispettare le leggi: Rousseau

In una situazione ideale rispettare le leggi è giusto, se vogliamo considerare il piano etico. Ma se l’etica ci sembra un piano troppo variabile sul quale basare l’ordinamento di uno Stato, possiamo anche considerarne un altro, molto più pratico: rispettare le leggi è conveniente.

Ne Il contratto sociale, Jean-Jacques Rousseau ci parla della formazione dello Stato democratico: ciò avviene quando un gruppo di individui, i cittadini, decidono di

Trovare una forma di associazione che difenda e protegga, mediante tutta la forza comune, la persona e i beni di ciascun associato e per mezzo della quale ognuno, unendosi a tutti, non obbedisca tuttavia che a se stesso e rimanga libero come prima.

Il contratto sociale, Jean-Jacques Rousseau

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Per dirlo in parole povere, poverissime – e non me ne vogliano gli esperti di Rousseau che passeranno di qui e grideranno alla rilettura semplicistica dell’opera rousseauiana – i cittadini si mettono d’accordo nel rispettare una serie di norme e convenzioni e così creano uno Stato.



Le leggi sono quelle regole su cui i cittadini si mettono d’accordo: se non rubare è una legge e io la rispetto, tu la rispetti, tutti la rispettiamo, non ci saranno ladri in seno alla comunità e nessuno verrà derubato.

Le leggi ci tutelano e ci rendono liberi, dice Rousseau. Ma cosa succede quando quelle leggi non tutelano più la libertà e la vita dell’individuo?

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Perché non rispettare le leggi: Thoreau

Quando nel 1846 Henry Thoreau rifiutò di pagare la poll-tax imposta dal governo statunitense diede un messaggio ben preciso, ossia, non in mio nome.

La poll-tax, infatti, serviva a finanziare la guerra schiavistica ed espansionistica contro il Messico, una guerra ingiusta, che avrebbe comportato la riduzione in schiavitù e la morte di migliaia di uomini e donne messicani (nonché ingenti perdite anche fra le fila statunitensi).

In Disobbedienza civile, Thoreau scrive:

È così che la massa degli uomini serve lo Stato, non come uomini coraggiosi ma come macchine, con il loro corpo. […] Nella maggioranza dei casi non c’è nessun libero esercizio del giudizio e del senso morale, sono al livello del legno, della terra, delle pietre.

Disobbedienza civile, Henry Thoreau

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Qualcosa di simile lo scrive anche Zagrebelsky, nel suo articolo:

Appellarsi alla legge è, di norma, la difesa contro l’arbitrio, la violenza, la paura. […] Perciò alle leggi si deve ubbidire. […] Ubbidire sempre? Anche quando la legge legalizza arbitri, violenza e paura? Davvero la Costituzione immagina come ideale, una massa d’individui passivi, marionette mosse da fili tenuti in mano da un burattinaio-legislatore?

Disobbedire è una virtù repubblicana, Gustavo Zagrebelsky, La Repubblica n.87/2019




Zagrebelsky, così come a suo tempo il buon Thoreau, insinuano il dubbio che le leggi non sempre siano giuste. E se non sono giuste, l’unica arma di resistenza non violenta che abbiamo a nostra disposizione è la disobbedienza.

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L’articolo 1 della Costituzione italiana dice che il popolo è sì sovrano, ma che può esercitare questa sovranità nei limiti e nelle forme previste dalla Costituzione

La Costituzione e i suoi principi sono superiori alla sovranità popolare, che si manifesta anche con il legiferare dei nostri rappresentanti politici.

In altre parole, non basta che sia legge per essere giusta.

Mi è spesso capitato, in passato, di discutere sul concetto di legalità ed ho sempre sostenuto che la legalità in quanto rispetto delle leggi è una cosa bellissima se e solo se le leggi da rispettare sono leggi belle.

Gustavo Zagrebelsky
Gustavo Zagrebelsky [Fonte: Google immagini]

Se le leggi sono leggi brutte, repressive, la legalità non ha più senso.

Nel 1938 il regime fascista capeggiato dal dittatore Benito Mussolini promulga le leggi razziali in Italia, leggi che sostenevano, in soldoni, che gli ebrei non erano come tutti gli altri italiani e perciò non avevano gli stessi diritti.

Quello delle leggi razziali è il caso eclatante che ci fa comprendere come il rispetto delle leggi non sia sempre una cosa positiva: chi rispettava le leggi razziali era onesto, chi non le rispettava, era disonesto.



Così, oggi, esistono persone che vanno per mare a salvare vite umane. Queste persone vengono poi trattenute, vessate, minacciate da governi (non solo quello italiano) che hanno perso di vista il punto: non esiste una legge più importante della vita umana.

E dunque auspico che, se una legge non tutela la vita e la libertà dell’individuo, davanti alla scelta di rispettarla o non rispettarla, sceglieremo sempre tutti di disobbedire, di dire, tutti insieme, non in mio nome e di salvare un’altra vita umana.

DISCLAIM

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  • Questo post non è stato sponsorizzato da nessuna ONG dei centri sociali



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