I cento pozzi di Salaga di Ayesha Harruna Attah

Share

Lo scorso 13 febbraio è uscito per Marcos y Marcos I cento pozzi di Salaga di Ayesha Harruna Attah, giovane autrice ghanese che ha già dato alle stampe altri due interessanti titoli.

Un simpatico allineamento astrale interno all’agenda del blog ha voluto che  il mio commento a questo libro andasse online oggi, una settimana dopo aver scritto di Montanelli e del colonialismo italiano in Africa.

In quell’occasione alcuni di voi mi hanno accusata di aver trattato gli italiani da manigoldi (cito testualmente) quando l’Africa l’hanno colonizzata anche francesi, inglesi e compagnia.

Il fatto che oltre agli italiani ci fossero colonizzatori anche di altre nazionalità non rende meno gravi o impattanti gli effetti del colonialismo europeo in Africa, ma non è questo il punto: I cento pozzi di Salaga è ambientato in un Ghana precoloniale che vede avvicendarsi per la corsa al potere diversi regni indigeni nonché inglesi e tedeschi.

Nel giro di 300 pagine ho trovato meravigliosamente mescolati temi a me molto cari: il colonialismo e la subalternità etnica, nonché il patriarcato e la subalternità di genere. Vediamo meglio di cosa ci racconta I cento pozzi di Salaga.

– TEMPO DI LETTURA 4 MINUTI –

Salaga è una città del Ghana che un tempo è stata luogo di vivissimo mercato di schiavi

Le vicende narrate ne I cento pozzi di Salaga si svolgono a ridosso dell’abolizione della schiavitù in Africa: gli schiavi esistono ancora, vengono ancora saccheggiati villaggi, imprigionati gli abitanti, date alle fiamme le abitazioni, ma iniziano ad arrivare notizie dai luoghi in cui la schiavitù è ormai fuorilegge.

Una delle nostre protagoniste, Wurche, è figlia di un re. È ricca, agiata, ha una libertà che le altre donne non hanno, e può anche permettersi di avere degli schiavi.

L’altra nostra protagonista, Aminah, è invece una ragazza qualunque, vive nel suo villaggio assieme alla famiglia e vende cibo ai viandanti delle carovane. Un giorno il villaggio di Aminah viene assediato dai commercianti di schiavi: lei e la sua famiglia vengono ridotti in catene, il villaggio distrutto.

I cento pozzi di Salaga Ayesha Harruna Attah

Inizia così il viaggio di Aminah, che soffrirà la fame, il dolore – fisico e non -, l’umiliazione. Quel viaggio la porterà, dopo varie peripezie proprio a Salaga, al mercato degli schiavi.

È qui che avviene l’incontro fra le nostre protagoniste: Aminah, bellissima, nonostante i maltrattamenti e la debolezza, viene comprata da Moro, amante segreto di Wurche. Lei, per gelosia, decide di soffiargli la schiava da sotto il naso, con la scusa di aver bisogno di aiuto col piccolo Wumpini, figlio nato dall’unione con un re alleato del padre.



Dall’insofferenza scaturita dalla gelosia, Wurche inizia a provare prima abitudine, poi affetto per la giovane Aminah che alla fine sarà di nuovo libera grazie proprio alla decisione di Wurche.

leggi anche Corpo felice di dacia Maraini Il corpo delle donne è una terra da conquistare

I cento pozzi di Salaga è un libro non solo bello ma anche importante e significativo, in questo momento storico

Lo è perché parla delle donne, del corpo delle donne, dell’autonomia delle donne, della libertà e della schiavitù delle donne. 

Wurche è una donna atipica: non ha l’aspetto comune di una donna – viene descritta con un fisico molto asciutto e poco femminile -, ma soprattutto è una che non vuole stare al suo posto.

Quando il padre le chiede di sposare Adnan, suo alleato politico, lei non vuole, poi cede. Lo sposa, pur non amandolo e non provando per lui alcun tipo di interesse, ma coltiva il suo amore clandestino per Moro, giovane e affascinante trafficante di schiavi.

I cento pozzi di Salaga Ayesha Harruna Attah

Wurche è una donna molto indipendente. È intelligente e istruita e questo le permette di partecipare alle conversazioni che il padre intrattiene con il fratello e altri uomini circa le alleanze e la situazione politica del loro regno.

La situazione politica è precaria: il padre cerca alleanze, ma è stretto nella morsa dei regni avversari e dei colonizzatori inglesi e tedeschi.




Quando il matrimonio di Wurche inizia a farsi più asfissiante, lei decide di lasciare tutti, e con Aminah e il piccolo Wumpini, scappa a Salaga.

“Un altro pozzo!” esclamò Wumpini.
“Salaga è la città dei cento pozzi” disse Wurche
“Perché ci sono tutti questi pozzi?” chiese Aminah.
“Li hanno costruiti per lavare gli schiavi dopo giorni e giorni di viaggio” disse Wurche.
Una città creata per vendere esseri umani, pensò Aminah. Una città così non poteva prosperare. Probabilmente per questo Salaga aveva subito tante guerre.

I cento pozzi di Salaga, Ayesha Harruna Attah, marcos y marcos (2019)

leggi anche Milk and honey di Rupi kaur Vorrei che il femminismo fosse altro

Il corpo di Wurche, così come quello di Aminah, è a servizio degli uomini. Wurche è una moglie, deve procreare e deve soddisfare suo marito, mentre Aminah è solo una schiava, quindi deve compiacere il suo padrone.

La grande rivoluzione di Wurche vive anche in questo: non solo nella voglia di prendere la parola quando gli uomini parlano di politica ma anche nello scegliere a chi e quando concedere il proprio corpo.

Wurche fa poi una cosa molto bella che sembra quasi un messaggio a tutte le donne del mondo: Wurche libera Aminah, è una donna a liberare un’altra donna.

I cento pozzi di Salaga è  importante e significativo anche perché ci parla di un’Africa che conosciamo poco: l’arrivo degli europei è un’invasione a tutti gli effetti, un’invasione che mina i già precari equilibri politici locali. Gli europei arrivano e vogliono che le cose inizino ad esser fatte a modo loro.

Portano armi e stili di vita che i ghanesi non hanno, si insinuano nella vita del paese e non certo per fare il bene dei ghanesi.

Quando era piccola lei, disse, non vedeva gente come Helmut. […] Poi, di colpo, ecco che pian piano erano arrivate queste persone pallidissime, con quegli strani capelli lisci e gli occhi di tutti i colori. “Ci hanno detto che ci avreste protetto. Ma da cosa?” (Wurche)

 

“Siamo capaci di combattere da soli, le nostre guerre” disse Wurche. “Voi dite che volete aiutarci, ma chi ci garantisce che non lo fate per prendervi le nostre terre, e cacciarci via?” (Wurche)

 

“Se guardaste le cose dal nostro punto di vista, vi rendereste conto che ci state costringendo a vivere in un modo diverso da prima, e questo ci crea parecchia confusione.” (Wurche)

 

“[…] quello che mi preoccupa è che voi volete dirci come dobbiamo vivere.” (Wurche)

I cento pozzi di Salaga, Ayesha Harruna Attah, marcos y marcos (2019)

I cento pozzi di Salaga Ayesha Harruna Attah

Lo sguardo generale che Ayesha Harruna Attah riesce a dare all’Africa, alla sua storia, alle sue tradizioni lascia senza fiato: non è l’Africa appiattita contro lo stereotipo che vediamo ogni giorno in tv o sui giornali, è un’Africa piena di sfumature, di differenze (culturali, linguistiche, religiose), di conflitti.

La storia africana viene recuperata e raccontata, fra gli altri, anche a noi che a quell’Africa chiudiamo i porti: la storia degli stati Africani dal Novecento in poi dipende in gran parte dal nostro comportamento, dalle nostre azioni, dalle nostre decisioni. Sarebbe ora che ce ne assumessimo la responsabilità.

Prima del vostro arrivo gli schiavi erano persone catturate in guerra o che le famiglie non avevano la possibilità di mantenere. Molti di loro si sposavano, entravano persino a far parte delle famiglie reali. Da quando siete arrivati voi, è diventata un’attività commerciale. Rapimenti, razzie. E questo per soddisfare i vostri bisogni. E adesso venite a dirci che gli europei vogliono abolire la schiavitù. In altre parole, i cattivi siamo noi.

I cento pozzi di Salaga, Ayesha Harruna Attah, marcos y marcos (2019)

Ma c’è infine anche un’altra cosa che rende I cento pozzi di Salaga insieme un romanzo e una bellissima riscrittura storica: questa Storia, è raccontata da due donne, è vista attraverso i loro occhi, è vissuta attraverso le loro esperienze di privazione della libertà fisica, della libertà di scelta, dell’autonomia. Il punto di vista delle donne, sempre – oggi e nella Storia – va recuperato e Ayesha Harruna Attah si muove esattamente in quella direzione.

DISCLAIM

  • Tutte le immagini presenti in questo post sono tutte scaricate da Google immagini
  • Il libro mi è stato inviato gratuitamente dalla case editrice, Marcos y Marcos
  • Questo post non è stato sponsorizzato dai gruppi armati di Femministe Ghanesi Unite



Share

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.