Il 9 maggio 1978 viene ritrovato il corpo senza vita di Peppino Impastato. Lo ha ucciso la mafia, a Cinisi, provincia di Palermo.
Ed è buffo come proprio in questi giorni si stia tornando a parlare proprio di mafia, per un piccolo contrattempo avvenuto fra Ministero di Giustizia e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Quello che più mi indigna sono, ancora una volta, i siciliani. La loro immobilità davanti alle cose del mondo, la loro incapacità di capire o mancanza di volontà.
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Qualche giorno fa ho letto insieme a voi su Instagram alcuni articoli di Repubblica in cui veniva ripercorsa tutta la vicenda
Viene dichiarato lo stato d’emergenza per la pandemia, viene emanato il Cura Italia, il primo dei provvedimenti del Governo per l’isolamento: in quel provvedimento è previsto che i detenuti con una pena residua inferiore ai 18 mesi e con colpe non gravi possano essere mandati agli arresti domiciliari. I mafiosi, va da sé, ne sono esclusi.
Succede poi che qualche giorno dopo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dirami una circolare per i direttori delle carceri in cui si chiede di accertarsi delle condizioni di salute dei detenuti ed eventualmente di mandare agli arresti domiciliare tutti quelli che fossero risultati particolarmente vulnerabili in una situazione di emergenza sanitaria. Chi ha scritto quella circolare ha dimenticato di indicare a chi dovesse essere limitato quel provvedimento, forse.
Così centinaia di boss mafiosi, fino a ieri detenuti in regime di 41-bis, oggi sono a casa.
Nonostante il regime di 41-bis sia stato additato da alcuni come un trattamento inumano ai limiti dell’incostituzionalità, la sua applicazione per i detenuti per reati di mafia è una grandissima conquista.
Lo scopo della detenzione, per un boss mafioso, non è tanto quello di separare dalla società civile un soggetto pericoloso, quanto quello di evitare che quel soggetto pericoloso possa continuare ad interagire con l’organizzazione mafiosa anche da dentro il carcere.
In parole povere, non dobbiamo evitare che il boss spari, perché il boss non spara quasi mai: il boss manda altri a sparare e l’ordine di sparare può darlo anche da dentro una cella. Ecco perché la limitazione dei contatti con l’esterno.
Così in un articolo pubblicato su Repubblica venerdì scorso, Salvo Palazzolo ci racconta di essere andato a dare un’occhiata nel condominio dove uno di questi signori ha fatto ritorno grazie alla sbadataggine del nostro Ministro della Giustizia
E ci racconta che i condomini non sono affatto indignati, anzi.
Che Bonura – boss 78enne di lungo corso, uno di quelli di cui Buscetta parlava con Falcone, per intenderci – abbia fatto ritorno alla sua abitazione non dispiace a molti. È una persona educata, salutava sempre. Non ci ha mai dato problemi.
Figurati, fa solo parte di un’organizzazione criminale che tiene la Sicilia sotto la campana di vetro dell’arretratezza sociale, economica, culturale. Figurati, è solo uno di quelli che negli anni Ottanta andava in giro per la città a sparare. È solo uno di quelli che ha contribuito a far saltare per aria auto, pezzi di autostrade, persone.
Che male può aver fatto Bonura e tutta la feccia che da ieri festeggia per la ritrovata comodità della propria abitazione?
Fa un po’ ridere, a guardare da fuori: perché questi sicilianuzzi ancora, dopo tutto questo tempo, dopo tutti i morti che si sono visti cadere sotto gli occhi, non sono ancora in grado di distinguere fra vittima e carnefice.
Continuano a chiedere assistenza a questo Stato che hanno visto poco, che conoscono poco e che non hanno cercato mai.
La cassa integrazione non arriva, e fa schifo, ma vi hanno appena rimandato indietro centinaia di criminali che hanno contribuito a rendere la Sicilia il buco nero che è e voi non muovete un muscolo, continuate a chiedere soldi, assegni di disoccupazione, redditi di cittadinanza, continuate, inebetiti, a ripetere e lo Stato che fa? per ognuno degli accidenti della vostra vita ma di alzare il culo e fare qualcosa voi, con le vostre mani, sembra non ne abbiate intenzione.
Perché non andate sotto quella finestra a chiedere i danni alla mafia per tutto quello che avete attorno e non vi piace? Non credo sia neppure più un problema di paura, penso che chi sia davvero il vostro nemico non lo capiate neanche.
Vorrei che oggi aveste pensato di salutare Peppino andando sotto casa del signor Bonura a gridargli forte che la mafia è una montagna di merda. Ma non lo avete fatto. Saluta sempre, dopo tutto.
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