Uomini e topi di John Steinbeck

uomini e topi john steinbeck
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Nella decisione di iniziare il 2019 leggendo Uomini e topi di John Steinbeck c’è della patetica ritualità, lo ammetto.
Ho iniziato il 2018 in bellezza con L’inverno del nostro scontento (di cui vi ho parlato in questo post) e quest’anno ho voluto ritualizzare la cosa e ricominciare da Steinbeck.

Certo, prima o poi i libri di Steinbeck finiranno e io dovrò trovarmi una nuova lettura rituale di inizio anno, ma non è questo il punto: oggi vi parlo di questa prima lettura dell’anno, questo splendido Uomini e topi, tradotto da Michele Mari e edito Bompiani.

uomini e topi john steinbeck
Da Uomini e topi, con John Malkovich e Gary Sinise, regia di Gary Sinise (1992)

Uomini e topi è una breve lettura incisiva, violenta e brutale. Il titolo è un verso del poeta scozzese Robert Burns che nel suo componimento dal titolo A un topo, cui avevo distrutto il nido con l’aratro (1785) scrive:

Ma, topolino, non sei il solo,
a comprovar che la previdenza può esser vana:
i migliori piani dei topi e degli uomini
van spesso di traverso
e non ci lascian che dolore e pena
invece della gioia promessa.

– TEMPO DI LETTURA 4 MINUTI –

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Uomini e topi | Trama

Il libro si apre con George e Lennie che arrivano sulla riva di un fiume. È l’America degli anni Trenta, loro due sono lavoratori stagionali, girovaghi, nullatenenti. Mentre George sembra un tipo sveglio con le idee molto chiare Lennie (che di cognome fa Small) viene descritto come un omone dalla forza smisurata affetto però da un ritardo mentale. 

Il corpo di un gigante e la mente di un bambino, è così che spesso viene descritto Lennie Small. George e Lennie stanno per iniziare a lavorare presso un nuovo ranch: appena arrivati iniziano a conoscere tutti gli altri personaggi del libro e da subito appare chiaro che sebbene George si lamenti del peso che per lui rappresenta Lennie, in realtà gli è affezionato e dice a tutti che Lennie, anche se non è una cima, è un gran lavoratore.



Iniziano la loro vita al ranch che viene via via scossa da piccole avvisaglie di quella previdenza vana: le incursioni, nel dormitorio, del figlio del padrone, il giovane Curly, irruento, stupido e attaccabrighe e di sua moglie, la giovane donna denominata solo come “la moglie di Curly” annoiata e in cerca di attenzioni, la triste sorte del vecchio cane di Candy, le chiacchiere di Carlson e Whit, la nascita dei cuccioli di Slim, la stanza di Crooks dietro la stalla, perché nessuno vuole un nero nel dormitorio.

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Questa foto è di Elena Spadafora. Se vuoi utilizzarla prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com

Uomini e topi | Personaggi

Tutti i personaggi che si muovono attorno a George e Lennie sono un universo perfetto ed equilibrato in cui ognuno incarna un sentimento, un valore: l’insoddisfazione, la sconfitta, la rabbia, il dolore.

Lennie davvero non è una cima e davvero ha la mente di un bambino: adora carezzare piccoli animali pelosi ma quasi sempre finisce per ucciderli, incapace com’è di controllare la propria forza. Curley è un ex pugile istintivo e manesco e prova ad attaccar briga con Lennie che ha paura, si ritrae, piagnucola, infine reagisce solo quando George gli dice che può farlo. Curley esce dal confronto con una mano del tutto spappolata, prima prova tangibile della smisurata e incontrollabile forza di Lennie.



La moglie di Curley, anche lei rappresenta un pericolo: tutti si tengono alla larga perché se Curley la trovasse lì, nel dormitorio, in mezzo ai braccianti a far moine, di certo qualcuno ne uscirebbe male. Lei dice di esser nata per il cinema, che avrebbe potuto diventare famosa e invece, adesso, si ritrovava lì, in un ranch sperduto nel cuore della California, senza nulla di bello da fare.

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Questa foto è di Elena Spadafora. Se vuoi utilizzarla prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com

Candy è un vecchio senza una mano, ex bracciante rovinato da un incidente, che si fa relegare al ruolo di spazzatore pur di non esser mandato via. Il suo amico fedele è un vecchio cane e lì nel dormitorio, fra le chiacchiere, Candy apprende del sogno di George e Lennie: mettere da parte un piccolo gruzzolo per comprare una casa e della terra, della terra tutta loro da poter coltivare.




Questo sogno di emancipazione si risolve, per Lennie, nella promessa di avere dei conigli da accudire: nei momenti di noia o di apprensione chiede a George di raccontargli della casa, e della terra, e dei frutti della terra di cui vivranno e dei conigli, dei conigli che saranno solo suoi. Anche Candy vuol prender parte a quel sogno così mette a disposizione il piccolo gruzzolo che ha messo da parte negli anni e inizia a sognare con loro.

Infine c’è Crooks, stalliere di colore che viene isolato dagli altri a causa della sua etnia: ha una stanza tutta sua dietro la stalla perché nessuno lo vuole nel dormitorio e la sua compagnia sono i vecchi libri che tiene sugli scaffali.

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Questa foto è di Elena Spadafora. Se vuoi utilizzarla prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com

Uomini e topi | Una riflessione

All’interno di Uomini e topi si trovano diversi spunti di discussione: la costruzione dei personaggi e dei loro equilibri, la trama, il rapporto fra George e Lennie, i temi quali l’emancipazione dalla povertà, il razzismo, il ruolo della donna.

Iniziamo dai personaggi, costruiti magistralmente con lo stile tipico di Steinbeck, che ti trascina dentro un racconto perfettamente realistico, salvo poi rivelarti che in realtà sta parlando (anche) d’altro, all’interno di quella splendida allegoria che sono i suoi romanzi. Come dicevo, i personaggi stanno fra loro in equilibrio perfetto: c’è tutto un universo con tutte le sue variabili espresso nei quattro o cinque personaggi principali.



La trama, bellissima, straziante: due braccianti dell’America degli anni Trenta e il loro sogno di emancipazione. Per uno di loro significa, prosaicamente, smettere di lavorare la terra di qualcun altro e iniziare a lavorare la propria. Per l’altro, quel sogno, è un sogno vero, un sogno da cartone animato, appagante, deliziosamente irreale, popolato di teneri coniglietti che non muoiono mai, neanche se li stritoli.

Ma i migliori piani di uomini e topi vengono sempre spazzati via dalla provvidenza vana: non è determinismo quello di cui ci vuol parlare Steinbeck quanto uno schema, casuale, imprevedibile, ma sempre uguale.

Così la sorte del povero vecchio cane di Candy anticipa la sorte dei nostri protagonisti, così come la sorte del cucciolo di cane affidato a Lennie anticipa l’epilogo della storia.

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Questa foto è di Elena Spadafora. Se vuoi utilizzarla prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com

Infine, sapete che ci tengo, il ruolo di quest’unica, fastidiosissima donna del ranch: la moglie di Curley, che non ha un nome tutto suo, che è solo un’entità ondivaga che, con le sue azioni, potrebbe far infuriare Curley contro uno dei braccianti.

Non è pericolosa in sé, non è importante in sé. Tuttavia è proprio lei a generare il caos che determinerà la fine di questa storia.



Ne abbiamo già parlato nel post su Il ritorno di Joseph Conrad: a volte i personaggi femminili, consapevolmente o inconsapevolmente da parte degli autori, vengono descritti come peccatrici originali che, portando la conoscenza, determinano anche la caduta dal paradiso terrestre.

Anche in Uomini e topi succede qualcosa di simile: la moglie di Curley riesce a vincere la resistenza dei braccianti facendo leva sul loro anello più debole, Lennie, che inizia a parlare con lei. Lei non capisce il pericolo che la forza di Lennie rappresenta, così lo invita ad accarezzarle i morbidi capelli ma la sua carezza è fortissima, dolorosa, devastante.

Uomini e topi john steinbeck leggi anche l'inverno del nostro scontento

Questa mia terza lettura di John Steinbeck (prima di Uomini e topi ho letto La luna è tramontata e, come dicevo all’inizio del post, L’inverno del nostro scontento) conferma il mio smodato amore per questo autore e per il suo stile narrativo: i tre suoi libri che ho letto sono molto diversi, soprattutto per quanto riguarda la trama, ma in tutti è presente quella cifra stilistica inconfondibile che ben evidenzia Luigi Sampietro nell’introduzione a questa edizione: il realismo di Steinbeck è un realismo solo apparente perché è simbolico, quasi allegorico e attraverso di esso l’autore ci mostra aspetti dell’esistenza umana forse indescrivibili a parole.

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DISCLAIM

  • La foto di copertina è di Elena Spadafora, se vuoi utilizzarla prima chiedi: amaranthinemess@gmail.com
  • Questo post non è sponsorizzato da Bompiani




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Una risposta a “Uomini e topi di John Steinbeck”

  1. Ti consiglio di leggere anche Furore, un romanzo molto realistico che parla di un periodo di profonda crisi. Potrebbe essere stato scritto oggi.

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